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24-09-2007 |
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Dove sono le risposte scientifiche che servono al nucleare? |
“E’ necessario riaprire al nucleare”. “Senza nucleare i costi restano alti”. “Sì alla ricerca sul nucleare”. “La scienza accelera sul nucleare”. Sono alcuni dei titoli dei quotidiani nazionali di questi giorni ai quali ha contribuito, anche se solo in parte, la Conferenza sul futuro della scienza coordinata dall´oncologo Umberto Veronesi, evento incentrato quest’anno sulla “Sfida dell’energia”. |
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Detto che non abbiamo gli atti finali del convegno, la proiezione mediatica (scarsina) è comunque andata a colpire il ‘nocciolo’ di questo per certi versi strano dibattito sull’atomo. Strano non perché non sia legittimo, ma perché anche questa Conferenza non ha aggiunto nulla di nuovo proprio dal punto di vista dal quale voleva porre la questione: quello scientifico.
Qualcuno ha detto nei giorni scorsi (ma è argomento assai datato) che chi è contro il nucleare è contro la scienza. Questo non è vero, almeno in termini assoluti, e non lo è senz’altro per chi come greenreport sostiene la necessità di una riconversione ecologica dell’economia. Osserviamo però che sul nucleare i nodi da sciogliere sono principalmente (e restano…) dove mettere le scorie; come affrontare gli elevati costi; i tempi e la disponibilità di uranio.
Se si vuole rilanciare l’atomo, dunque, bisognerebbe pur partire dal come affrontare questi problemi ai quali volutamente non abbiamo aggiunto quello (assolutamente non trascurabile) della sicurezza. Quali risposte invece sono arrivate dal convegno? Che il dove mettere o smaltire le scorie è un problema sul quale si sta studiano; che i costi restano ancora molto alti e che senza aiuti dei governi i privati sul nucleare non investono; che servono anni per costruire una centrale; che la IV generazione non arriverà prima del 2030-40; che sostanzialmente le centrali che non dovrebbero sfruttare l’uranio sono ancora nelle menti degli scienziati; che nessuno si è minimamente posto il problema di quanto uranio effettivamente ci sia a disposizione o semplicemente che neppure il nucleare sia una fonte rinnovabile. Dunque sulla base di quale effettiva e attuale nuova conoscenza scientifica si basa (baserebbe) il rilancio del nucleare?
Se invece la questione sta nel porre l’atomo come unica soluzione ai cambiamenti climatici, a parte che ci pare un po’ semplicistica come tesi, e poi ci sarebbe anche qui un nodo da sciogliere mica da ridere: il tempo. Perché non ci dimentichiamo che riaprire al nucleare in Italia e quindi pensare di costruire una o più centrali in un Paese che da vent’anni ha completamente abbandonato questa strada, significa parlare di un qualcosa che se va bene sarà pronta tra circa venticinque o trent’anni. Tempi un po’ troppo lunghi, ci pare, per affrontare un problema non di domani o dopodomani, ma di ieri e dell’altro ieri come quello del global warming.
Per completezza di informazione è doveroso poi segnalare qual sia la situazione attuale in cui gravita l’uranio, riportando quanto pubblicato sabato dal Sole24Ore. Secondo le previsioni della Wna (World nuclear association, che dice il Sole molti analisti hanno tacciato di eccessivo ottimismo), nel 2010 saranno estratte 65mila tonnellate di uranio (contro le attuali 46.530) a fronte di una domanda di 67.447. Entro il 2015 la produzione dovrebbe salire a 82mila tonnellate, in linea con le esigenze del mercato.
La Cina, però, sarebbe l’unica nazione che veramente sta costruendo reattori. Se, come si vorrebbe, la domanda di uranio fosse però maggiore, che cosa accadrebbe? Che siccome già ora non ci sarebbe abbastanza offerta, per le più ovvie leggi di mercato, intanto il prezzo dell’uranio salirebbe. Qualcuno potrà dire che si possono anche trovare altri giacimenti di uranio. Ed è vero. Ma pare altrettanto evidente che in questo modo non si faccia altro che replicare quanto già fatto per decenni con le fonti energetiche fossili quali petrolio e carbone. Sebbene sia democraticamente giustissimo che si discuta anche dell’opzione nucleare, riteniamo che nel frattempo sia giusto utilizzare fino all’ultima risorsa economica disponibile per il risparmio e l’efficienza e energetica, per incentivare le alternative tutte e la ricerca sulle stesse. In attesa che dal mondo nucleare arrivino novità/sioluzioni scientifiche vere e non solo proclami.
greenreport
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