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29-01-2007 TUTTE LE NEWS
Ricerca, conoscenza deve far rima con sostenibilità
Dal VII programma quadro dell’Unione europea, per il periodo 2007-2013, si evidenzia che saranno destinati alla ricerca e allo sviluppo 70 bilioni di euro
 
LIVORNO. Dal VII programma quadro dell’Unione europea, per il periodo 2007-2013, si evidenzia che riguardo alla ricerca, la strategia è quella di fare dell’Europa, entro il prossimo decennio, l’economia più competitiva e dinamica fondata sulla conoscenza. Una strategia tesa a conciliare una crescita economica sostenibile con una maggiore e migliore occupazione e una maggiore coesione sociale. Per raggiungere questi obiettivi si prevede di destinare ai programmi di ricerca e sviluppo un budget di 70 bilioni di euro(70.000miliardi), con un raddoppio dell’attuale budget annuale. Nel programma per l’innovazione e la competitività sono quattro gli obiettivi indicati: competitività delle imprese, innovazione ed eco innovazione, società dell´informazione, energia efficiente e nuove risorse rinnovabili. La ricerca dovrà quindi essere orientata secondo questi filoni, per poter far fronte alla strategia comune e far crescere al tempo stesso economia e sostenibilità. Ma il numero degli occupati nella ricerca rimane ancora basso in Europa, e in particolare in Italia (vedi articolo su greenreport di venerdì), e poco o niente si fa nel campo della ricerca per lo sviluppo sostenibile. Gli investimenti sono infatti orientati sulla ricerca di nuovi prodotti per alimentare un mercato dei consumi che giocoforza si riflette in maniera negativa sulla sostenibilità, sia per il consumo di risorse primarie che per i rifiuti generati. La ricerca, invece, molto poco appare ancora diretta ad esempio, verso il miglioramento dei processi, per mitigare gli impatti (sia in input che in output) nel settore produttivo. E tra l’altro se è importante per il futuro investire nella società della conoscenza e quindi incentivare il ruolo del sapere, è altrettanto importante incrementare e migliorare sulla base dei nuovi saperi anche il saper fare. E’ indubbio infatti che le nuove economie emergenti, ed il caso dell’India è particolarmente indicativo in tal senso, oltre a sviluppare una economia basata sulla dematerializzazione, e quindi soft, avranno bisogno di investire in maniera consistente anche in termini di hard economy. Per mettere in grado la popolazione di raggiungere standard di vita qualitativamente più avanzati. E in questo caso non sarà di poco conto, il “come” questo sviluppo economico verrà realizzato, a partire dalle modalità che si sceglieranno per poter supportare il conseguente fabbisogno energetico. Tra l’altro le ricerche recenti di mercato e i segnali che emergono anche dal forum economico di Davos, indicano che investire sul fronte della sostenibilità, in termini di ricerca e di mercato, è l’unica strada che permetta al tempo stesso di mantenere il capitale naturale e di dare nuovo slancio all’economia. Questi sono dunque i due corni del problema che dovranno essere affrontatati: per dare l’opportunità ai due terzi di diseredati del pianeta di uscire dalla povertà, in un periodo della storia del pianeta in cui si evidenzia con forza lo squilibrio prodotto dall’attuale modello di sviluppo e per permettere alle economie mature di ritrovare competitività. Ma gli attori che devono mettere in moto questa macchina sono pronti alla sfida che li attende? Un dato che appare ormai evidente è che mentre il mercato e l’economia (in particolar modo le corporation) sembrano aver colto in pieno la sfida e si stanno attrezzando per affrontarla, è ancora la politica, a parte qualche eccezione, che invece pare non essere ancora al passo con i tempi.

greenreport.it