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17-09-2007 |
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Idrogeno e fonti rinnovabili, la ricerca parla italo-cinese |
Un laboratorio congiunto nel settore dellŽenergia solare, dellŽidrogeno e celle a combustibile tra Enea e centri di ricerca cinesi, con la partecipazione dei rappresentanti della ricerca industriale dei due Paesi. |
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Questo è il progetto sul quale si è convenuto al termine dell’incontro tra Luigi Paganetto, presidente dell´Enea, e la delegazione cinese guidata dal Ministro della Scienza e Tecnologia della Repubblica Popolare Cinese, Wan Gang. Una visita ai laboratori della Casaccia, il Centro di Ricerca alle porte di Roma. Il ministro Wan Gang, che è un esperto nel campo dell´ingegneria meccanica, ha voluto confermare e approfondire gli accordi già in essere con l´Enea, venendo di persona a visionare gli impianti sperimentali che rivestono interesse per il suo Paese. Ad accogliere la delegazione Sergio D´Antoni, vice Ministro per lo Sviluppo Economico, Mario Alì, direttore Generale per le Strategie e lo Sviluppo dell´Internazionalizzazione della Ricerca Scientifica e Tecnologica del Mur, Giandomenico Magliano, Direttore Generale per la Cooperazione Economica Multilaterale e Giovanni Manfredi, Ministro Plenipotenziario del Ministero Affari Esteri. L´incontro ha consentito di verificare la comune volontà di realizzare un partneriato di ricerca e commerciale nel settore dell´energia solare, dell´idrogeno e celle a combustibile. All´incontro hanno preso parte esponenti del mondo industriale interessati allo sviluppo delle energie rinnovabili e alla produzione di energia a bassa emissione con la realizzazione di impianti e componenti innovativi: Confindustria, Eni, Enel, Finmeccanica. Si tratta della terza visita ai laboratori Enea di delegazioni cinesi di alto livello nell´ambito della cooperazione tecnico-scientifica in corso per la realizzazione in Cina di progetti relativi al solare ad alta temperatura, alle fuell cell e all´idrogeno, che precede un ulteriore approfondimento con tecnici e ricercatori cinesi. Dunque c’è un’Italia, legata tra l’altro alla ricerca scientifica, che guarda alla Cina non solo come mercato dove portare le griffe del Made in Italy, ma come Paese con il quale portare avanti studi legati alla tecnologia applicata all’ambiente. Come noto la Cina è afflitta da gravi problemi di inquinamento e questa strada sarebbe bene che l’Italia non la intraprendesse con sporadici – per quando importanti ed eccellenti – progetti, ma con maggiore convinzione e soprattutto finanziamenti. E’ qui che si potrebbero vedere segnali di riorientamento dell’economia verso la sostenibilità.
greenreport
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