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04-02-2008 TUTTE LE NEWS
E.coli, il noto batterio diventa fonte di energia
Modificando geneticamente un ceppo del batterio Escherichia coli, Thomas Wood, professore del dipartimento di energia chimica della Texas A&M University, è riuscito a produrre una quantità di idrogeno 140 volte superiore a quella generata dal batterio non geneticamente modificato.
 
Escherichia coli è senz'altro il più celebre dei batteri. Diversi ceppi del batterio sono stati utilizzati per la produzione di insulina e per lo sviluppo di vaccini. Normalmente E. coli risiede nell'ultimo tratto dell'intestino dell'uomo ove aiuta il processo digestivo e previene l'attacco di altri batteri, in alcuni casi risulta del tutto innocuo, in altri rende tossici alcuni cibi. Ma il suo utilizzo come fonte di energia era fino ad oggi un'ipotesi inesplorata. Fino a che il professor Wood non ha iniziato a condurre i suoi esperimenti. Dai risultati ottenuti in laboratorio a parlare di commercializzazione ovviamente ce ne passa, ma, secondo lo scienziato, questo primo successo rappresenta un importante tassello per il passaggio verso quell'economia all'idrogeno in cui una corrente scientifica crede fermamente. Comunemente si produce idrogeno a partire dall'acqua con un processo che però risulta particolarmente costoso ed energivoro. È questa una delle ragioni per cui stenta a decollare un suo utilizzo economicamente conveniente su larga scala. Cancellando selettivamente sei geni dal DNA di uno specifico ceppo di Escherichia coli, Wood è riuscito a trasformarlo in una mini centrale alimentata a zucchero per la produzione intensiva di idrogeno. “Uno degli aspetti più complessi dell'ingegneria chimica è la fase di recupero del prodotto in uscita” ha spiegato Wood “in questo caso, invece, è molto semplice perché l'idrogeno è un gas, facilmente recuperabile man mano che lo si produce.” Tra gli ostacoli principali che rallentano la diffusione dell'idrogeno è il costo di realizzazione della rete di trasporto e l'elevato rischio di esplosione che caratterizza il gas. Una soluzione a questo problema è la produzione di idrogeno come prodotto della fermentazione dello zucchero. Si tratta di processi futuribili sui quali il ricercatore sta ancora lavorando, soprattutto ai fini di ottimizzarne la resa. Se il sistema fosse implementato oggi sarebbero necessari 80 chili di zucchero al giorno per alimentare una tipica casa americana per 24 ore. Il gruppo di ricerca sta lavorando per far sì che siano sufficienti ai batteri 8 chilogrammi di materia prima.

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