Il Consiglio dei ministri ha approvato il decreto rinnovabili ma ha rinviato a fine aprile l'emanazione dei contenuti del nuovo sistema di incentivi sul fotovoltaico che, comunque, partirà dal prossimo primo giugno. Il testo del decreto, da cui è sparito il riferimento alla soglia degli 8mila MW di potenza per l'incentivazione dal solare, stabilisce che il Governo formulerà entro il 30 aprile 2011 il decreto con i nuovi incentivi sulla base di alcuni principi:
a) determinazione di un limite annuale di potenza elettrica cumulativa degli impianti fotovoltaici che possono ottenere le tariffe incentivanti;
b) determinazione delle tariffe incentivanti tenuto conto della riduzione dei costi delle tecnologie e dei costi di impianto e degli incentivi applicati negli Stati membri dell'Unione europea;
c) previsione di tariffe incentivanti e di quote differenziate sulla base della natura dell'area di sedime (il suolo di installazione).
Potranno accedere agli incentivi fissati dall'attuale normativa solo gli impianti ''per i quali l'allacciamento alla rete elettrica abbia luogo entro il 31 maggio 2011 mentre quelli che saranno allacciati successivamente a questo termine potranno beneficiare degli incentivi stabiliti dalla nuova normativa. In definitiva, insomma, l'"odiato" tetto degli 8 Ggw è saltato ma il Governo, probabilmente spaventato dalla corsa agli incentivi registrata nel 2010, ha in ogni caso preso una decisione non di poco conto, stabilendo di rimettere mano già da quest'anno al livello di aiuti al settore, nonostante il terzo Conto energia sia stato varato soltanto lo scorso agosto (sarebbe dovuto rimanere in vigore sino al 2013).
Altra novità introdotta dal provvedimento licenziato dal Consiglio dei ministri è quella che riguarda gli impianti fotovoltaici a terra in aree agricole, il cui accesso agli incentivi statali è consentito a condizione che la potenza nominale di ciascuna installazione non sia superiore a 1 Mw e, nel caso di terreni appartenenti al medesimo proprietario, gli impianti siano collocati a una distanza non inferiore a 2 chilometri e non sia destinato all'installazione dei moduli più del 10 per cento della superficie del terreno agricolo nella disponibilità del proponente.
Per quanto riguarda le altre fonti rinnovabili il Consiglio ha poi approvato in via definitiva il decreto di recepimento della direttiva 2009/28. Il provvedimento, recita il comunicato diffuso dal Consiglio dei ministri, mira al potenziamento e alla razionalizzazione del sistema. Anche in questo caso l'obiettivo è quello della riduzione degli oneri specifici di incentivazione a carico dei consumatori finali. In particolare si prevede la definizione di un nuovo sistema di incentivi per gli impianti da fonti rinnovabili che entrano in esercizio dal 1° gennaio 2013, differenziato per gli impianti di taglia minore e maggiore, in modo da dare certezza ai piccoli investitori e stimolare i più grandi a soluzioni più efficienti. A tutela degli investimenti già effettuati si stabilisce che il ritiro dei certificati verdi proseguirà fino al 2016, fissando il prezzo di ritiro al 78% di quello massimo di riferimento.
«Il decreto approvato oggi dal Consiglio dei ministri punta a dare stabilità e moralità a un settore chiave per l'energia del futuro. Non è stato fissato alcun tetto, a 8.000mila megawatt, per le istallazioni di solare, che avrebbe rischiato di bloccare lo sviluppo del comparto, e al contempo si è adottata una strategia per contenere i costi sulla bolletta energetica e per intensificare i controlli contro le truffe e le frodi - ha affermato il ministro dell'Ambiente, Stefania Prestigiacomo -. Dal prossimo giugno saranno fissati con un decreto interministeriale i nuovi obiettivi delle diverse rinnovabili, con step intermedi annuali e i parametri tariffari. Raggiungeremo un punto di equilibrio che terrà conto: dell'obiettivo europeo del 17% di rinnovabili al 2020; della progressiva riduzione dei costi dei materiali per l'istallazione degli impianti; dei livelli di incentivi presenti negli altri paesi europei».
Di tutt'altro tenore il parere di Legambiente, che nei giorni scorsi aveva protestato insieme alle altre associazioni ambientaliste e ai produttori del settore. «Neanche la mobilitazione di questi giorni di cittadini e aziende, associazioni ambientaliste e di settore, parlamentari di entrambi gli schieramenti, è riuscita a fermare un decreto che avrà effetti gravi e dannosi sulle rinnovabili in Italia, visibili già nel 2011 - ha commentato Edoardo Zanchini, responsabile energia e infrastrutture di Legambiente -. Per il solare fotovoltaico, imprenditori e cittadini sono lasciati nella più totale incertezza. Solo chi ha già i cantieri aperti e finirà entro maggio avrà sicurezza sugli incentivi. Da giugno entrerà in vigore un nuovo sistema con tariffe più basse ma anche un limite annuale alle installazioni che non darà garanzie a chi vuole investire. Per eolico, biomasse e idroelettrico la situazione è ancora più grave, visto che è prevista l'introduzione di un fallimentare sistema di aste al ribasso, che in passato ha già dato risultati scadenti, e solo a uno sconto sul taglio retroattivo agli incentivi, passato dal 30 al 22%».
Perplessità sul provvedimento sono state espresse anche dall'Aper, associazione dei produttori da fonti rinnovabili, secondo cui «il Governo cambia le carte in tavola a partita iniziata, lasciando senza paracadute, senza tutela e senza garanzie gli operatori che hanno avviato gli investimenti sulla base di regole che fino a ieri sembravano certe. Si sottolinea che il pericoloso effetto retroattivo del decreto, particolarmente drammatico nel caso del fotovoltaico, va a bloccare non solo i progetti futuri, ma anche quelli già avviati e finanziati, mettendo a rischio fallimento aziende fino a ieri stabili e in crescita».
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