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31-01-2008 |
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Conferenza sul clima alle Hawaii, gli Usa respingono le accuse |
Intervistato nel corso di una conferenza stampa a latere della seconda conferenza internazionale sul clima che si sta tenendo ad Honolulu, alle Hawaii, sotto il patrocinio del governo Usa, Boyden Gray, l’ambasciatore americano presso l’Unione Europea, ha difeso la politica del suo Paese sulla questione del riscaldamento globale, giudicando «ingiusta» l’accusa che in molti fanno agli Stati Uniti per la loro resistenza verso gli obblighi e gli impegni per la riduzione delle emissioni di gas serra.
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«Non è giusto etichettare gli Stati uniti come un Paese che si rifiuta di onorare i suoi impegni obbligatori – ha detto Gray commentando i contributi dell’Ue per la riduzione dei gas serra, rilevando anche che il governo americano opera «in maniera più aggressiva sul piano della protezione ambientale» a cominciare dal «progetto di legge energetica firmato dal presidente George W. Bush il mese scorso». Un progetto che, se è vero per la prima volta dopo 30 anni prevede norme sull’efficienza dei carburanti dei veicoli a motore, è anche vero che è stato pesantemente contestato da molti Stati Usa, ad iniziare dalla California del governatore repubblicano Arnold Schwarzenneger, perché Bush e l’Environmental protection agency avrebbero ceduto alle pressioni delle grandi case automobilistiche mondiali e contrastato le leggi locali che proponevano limiti molto più stringenti.
Gray ha detto ai giornalisti che «l’amministrazione Bush non si vergogna di non raggiungere gli obiettivi fissati dal Protocollo di Kyoto», ed ha detto di sperare che la dichiarazione finale della conferenza di Honolulu «sarà il documento leader sul quale si baserà il vertice dei G8 a luglio». Per l’Onu ha parlato Ivo de Boer, il segretario esecutivo dell’United Nations Framework Convention on Climate Change (Unfcc), che dal palco della conferenza ha risposto indirettamente all’ambasciatore Usa: «Il mondo nono può perdere altro tempo. Ora, tutti gli sforzi debbono essere concentrati su come affrontare sul terreno i negoziati sul cambiamento climatico, per essere pronti entro il 2009», quando a Copenaghen si terrà la conferenza internazionali sul clima per mettere in campo le misure per il post-Kyoto.
Alla International Climate Conference di Honolulu partecipano 150 delegati di 16 Paesi, l’Unione Europea e l’Onu, per discutere di sicurezza energetica e cambiamento climatico e la governatrice delle Havaii, Linda Lingle (nella foto), si è rivolta alle delegazioni chiedendo loro di condividere il motto delle isole: Ua mau ke ea o ka ´aina I ka pono (La vita della terra si perpetua nella giustizia).
«La nostra attuale situazione non è differente da quella del resto del mondo – ha detto la Lingle – ci troviamo di fronte alle spinte diverse di economia, sviluppo, crescita della popolazione, tecnologia. Non sono orgogliosa di dire che le Hawaii sono lo Stato più dipendente dal petrolio in America. Abbiamo anche le più alte tasse per i servizi degli Usa e i più alti costi per la benzina e per il trasporto dei combustibili. Ci sono anche molte piccole isole, il che vuol dire che attualmente abbiamo un ridotto potere politico di interconnessione».
greenreport
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