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31-01-2008 |
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Partecipazione e programmi ambientali, Italia condannata dall´Ue |
La sentenza della Corte di giustizia europea fa riferimento al ritardo con cui l´Italia si è messa a norma rispetto ai termini stabiliti originariamente |
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Con sentenza di oggi la Corte di Giustizia europea condanna l’Italia per mancata attuazione della direttiva sulla partecipazione del pubblico nell’elaborazione di piani e programmi in materia ambientale. L’Italia, che comunque ora è in regola, non avendo messo in vigore nei tempi stabiliti le disposizioni legislative, regolamentari ed amministrative necessarie per conformarsi alla direttiva Ue, è venuta meno agli obblighi comunitari.
La vicenda ha avuto inizio nel 2005 con la lettera di diffida e con il successivo parere motivato della Commissione: l’Ue invitava lo Stato a conformarsi ai disposti Ue entro due mesi. L’Italia rispondeva solo nel 2006 a seguito dell’approvazione del Dlgs 152/2006 (contenente la direttiva di riferimento), ma la Commissione, ritenendo la risposta insoddisfacente e al di fuori del tempo massimo previsto, si rivolgeva alla Corte di Giustizia.
Oggi quindi, pur essendo in regola con la direttiva europea sulla partecipazione, l´Italia subisce una sentenza di condanna – dopo quella dell’8 novembre 2007 relativa alla mancata attuazione della Vas da parte dell’Italia – perché la Corte non fa altro che ricordare che la regolarità di un adempimento va valutata rifacendosi alla situazione dello Stato al momento della scadenza del termine fissato dal parere motivato. Dunque l’iter legislativo nazionale posteriore alla scadenza di tale termine, non è oggetto dell’esame che viene effettuato dalla Corte.
E del resto secondo una giurisprudenza consolidata, lo Stato membro non può invocare norme, prassi o situazioni del suo ordinamento giuridico interno per giustificare l’inosservanza degli obblighi e dei termini derivanti da una direttiva.
(Eleonora Santucci)
greenreport
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