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28-10-2008 |
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Pacchetto Clima, Silvestrini risponde ad Ortis su costi e ricadute in bollette |
Intervista di Greenreport.it al direttore scientifico del Kyoto Club in merito alle recenti dichiarazioni del presidente dell'Autorità sui costi per il settore elettrico.
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Oggi è la volta del presidente dell’autorità per l’energia , Alessandro Ortis, di sparare sul pacchetto clima energia dell’Ue: «Avevamo già evidenziato – dice al Corriere della Sera – come gli impegni ambientali assunti dall’Italia nel settore elettrico destassero preoccupazioni. Il meccanismo dell’emission trading nell’attuale ripartizione rischia infatti di tradursi in un aggravio dei prezzi medi fino a 5 euro per megawattora nel periodo 2008-2012 sul mercato all’ingrosso dell’energia» e quindi questo avrà un effetto di aumento anche sul costo delle bollette.
Un ragionamento che è vero solo in parte, visto che Ortis evita con cura di dire quanto il non rispetto degli impegni presi dall’Italia peserà nelle tasche dei cittadini sotto forma di sanzioni, dato che mentre al 2010 gli impegni non sono vincolanti, quelli al 2020 lo sono davvero. Al direttore del Kyoto Club Gianni Silvestrini (Nella foto) intanto chiediamo: se e quanto il pacchetto Ue clima-energia peserà sulle bollette dei consumatori? «Beh, è inevitabile che un’espansione molto rapida delle energie rinnovabili inciderà sulle bollette, soprattutto per quanto riguarda il fotovoltaico, che è quello con un incentivo più alto. Per questo motivo Paesi in forte crescita di rinnovabili come Spagna e Germania hanno provveduto a ridurre poco alla volta le tariffe: ridurre troppo infatti taglierebbe le gambe a un’industria, quella solare, fondamentale per il futuro del paese, ma un intervento sarebbe comunque necessario per evitare che pesi troppo sulla bolletta. Quello che però è senz’altro sbagliato è dire che questi incrementi sulla bolletta andranno avanti fino al 2020, appena sarà raggiunto il break even infatti, che per il fotovoltaico è previsto tra il 2012 e 2015, le incentivazioni verranno fortemente ridotte. Per concludere una buona cosa probabilmente sarebbe ridurre desisamente più del 2% per i grandi impianti a terra sopra il megawatt, così da evitare l’assalto attuale e il mercato si regolerebbe da solo»
Invece il mancato rispetto degli impegni presi dall’Italia su Kyoto e pacchetto clima-energia su chi e quanto peserà? Il contatore nel sito internet del Kyoto Club visualizza in tempo reale la crescita di questo debito: l’Italia dal 1° gennaio 2008 ogni giorno ha un costo di 4.111.000 € (47,6 € al secondo) per il mancato raggiungimento degli obiettivi del Protocollo di Kyoto. «Fino ad ora l’Italia – e con questo voglio intendere buona parte della Confindustria e buona parte dei governi di centrodestra degli ultimi anni – ha avuto un atteggiamento completamente sbagliato, nel senso che non ha avuto capacità di indirizzo verso un’industria e in generale un’economia più sostenibile. Questo ha fatto sì che le prime iniziative sul fronte dell’efficienza energetica nell’edilizia per esempio siano state avviate solo nel 2007, lo stesso vale per la mobilità sostenibile, e per il mercato delle rinnovabili. Se l’Italia fosse partita 10 anni prima ora non avremo il 10% di emissioni in più da abbattere rispetto al 6,5% che era già stato stimato sul 1990. Detto questo, mentre non ci sono problemi pratici al 2010 nello sforare gli obiettivi perché non sono vincolanti, quelli di Kyoto e quelli al 2020 sono invece totalmente vincolanti. Il governo quindi farebbe bene a misurare incentivi e linee guida, altrimenti pagheremo sanzioni molto più alte degli aumenti che potranno verificarsi sulle bollette».
Che cosa ne pensa della proposta che rilancia Ortis, ovvero del fatto che secondo lui anziché parlare di limiti di emissioni e quote, sarebbe più utile parlare di accordi commerciali e politiche ambientali tese a ridurre la CO2? «Di buono in questa proposta c’è il concetto di evidenziare il contenuto di carbonio dei vari prodotti e servizi che vengono messi in vendita. Potrebbe essere molto utile, ma al momento è assolutamente inapplicabile, perché rischieremmo che passasse una politica volontaristica, e come lo dimostrano gli Stati Uniti le politiche volontaristiche per ridurre le emissioni non hanno dato alcun risultato. Io credo che la sfida reale per l’Europa per il 2009 sia quella di riuscire a mettere attorno ad un tavolo tutti i Paesi del mondo per fissare obbiettivi concordati. Non a caso fino adesso l’Europa si è impegnata unilateralmente per arrivare forte a questo tavolo delle trattative, dove finalmente siederanno anche gli Usa, chiunque vinca, anche se per quello che sono i due programmi sarebbe ovviamente auspicabile la vittoria di Barack Obama».
greenreport.it
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