Se da un lato il Governo tramite il Ministro Romani e il Sottosegretario Saglia stanno tornando sui loro passi, andando a sostenere posizioni già più vicine alle richieste delle Associazioni, dall'altro alcune corporazioni di Confindustria continuano nella loro battaglia contro il settore solare.
Nonostante le reiterate richieste delle aziende ripetute in questo mese, la presidente Emma Marcegaglia non ha mai fatto mistero di appoggiare apertamente Assoelettrica e il settore degli energivori. La stessa Marcegaglia si ostina a chiedere al Governo che si prosegua spediti sulla strada del nucleare senza alcuna moratoria (nota a margine: nel terremoto di ieri in Giappone c'è stata una perdita di materiale radioattivo da un'altra centrale 100 km a nord di Fukushima). Siamo certi che questa richiesta arrivi da un utopico desiderio di ridurre le bollette e non dall'interesse di vendere tonnellate e tonnellate di acciaio di famiglia per realizzare i "vessel" dei reattori.
Casualmente anche il vicepresidente del comitato Energia di Confindustria, Agostino Conte, appartiene alla Duferco, grande azienda del settore dell'acciaio: quest'ultimo ha sempre sostenuto che il "decreto Romani" fosse "equilibrato".
E come dimenticare l'ex presidente dello stesso comitato Energia, Antonio Costato (Grandi Molini Italiani), che anche pochi giorni fa dichiarava: "gli incentivi sono stati sbagliati fin dall'inizio [...] e al 2020 ci costeranno l'equivalente di 3 programmi nucleari". Pare quindi che il sig. Costato conosca, unico al mondo, il costo di smaltellamento di una centrale nucleare e il costo di stoccaggio delle scorie per periodi dell'ordine delle migliaia di anni.
Oggi, al tavolo del ministero, Assoelettrica guidata da Giuliano Zuccoli ha ribadito le sue richieste chiedendo di fatto di ritornare ad un sistema "a prenotazioni" come quello del 1° Conto Energia, e questo per "evitare il mercanteggiare delle autorizzazioni". Forse Assoelettrica non ricorda che il meccanismo del 1° Conto Energia venne cambiato proprio per evitare queste speculazioni.
Certo, si potrebbe pensare male (e noi non lo faremo di certo) e ritenere che le aziende elettriche non possano che vedere come un grande rischio per il loro business la nascita di migliaia di piccoli produttori di energia, liberi e indipendenti.
Infine vale la pena citare un dato diffuso ieri dal Solar Energy Report del Politecnico di Milano: oggi il 42% della marginalità complessiva sul fotovoltaico appartiene alla filiera italiana mentre solo due anni fa era il 28%. Dire che i soldi degli incentivi vanno all'estero, come sostengono i signori citati sopra, è giorno dopo giorno sempre più falso.
www.impresevenetesolare.it