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18-12-2007 TUTTE LE NEWS
A Bali un altro compromesso
La notte porta consiglio anche a Bali. Cosė, quasi inaspettatamente, č stato trovato l'accordo alla 13.a Conferenza Onu sui cambiamenti climatici.
 
È stato approvato il documento che avvierà due anni di negoziati che consentiranno di arrivare al summit sul clima del 2009 a Copenaghen, e varare un nuovo accordo di riduzione dei gas serra per il dopo 2012, cioè alla scadenza del Protocollo di Kyoto. Una vera e proprio Roadmap. La svolta c'è stata quando gli Usa, i maggiori oppositori, si sono trovati davanti ad un muro di no e l'assemblea internazionale era pronta ad andare avanti senza di loro. Certamente non sono da escludere le opposizioni interne, quale il discorso di Al Gore qualche giorno fa e le numerose iniziative di vari Stati Usa. Per questo, quando il capo delegazione Paula Dobriansky, ha ripreso la parola dicendosi a favore del consenso, il presidente della Conferenza, il ministro dell'ambiente indonesiano Rachmat Witoelar, battendo tre colpi di martelletto ha approvato il documento è scoppiato un applauso liberatorio. In fondo questa è l'unica novità. Certamente importante e strategica perché ora è proprio tutto il mondo a lavorare per controllare i cambiamenti climatici. Ma in soldoni si dovrà ancora trattare sui numeri. Certo gli equilibri sono cambiati, perché ad esempio i Paesi in via di sviluppo si sono uniti all'Ue per combattere le resistenze Usa. Ma in politica, si sa, niente è stabile. A parte questo non ci sono obiettivi concreti di taglio dei gas serra. Nel documento resta tuttavia il riferimento base, nel «preambolo» al IV Rapporto dell'Ipcc e i riferimenti dei tagli delle emissioni (25-40% al 2020 da parte dei paesi industrializzati rispetto ai livelli del '90) sono relegati in una nota inserita a fondo pagina che fa riferimento agli studi del Panel dell'Onu. Accantonando quindi questi vincoli sui quali c'era l'opposizione di Washington si resta in dubbio su chi sia il vero vincitore di questo braccio di ferro. A rispettare Kyoto, quindi, restano solo 36 paesi industrializzati che dovranno ridurre entro il 2012 le loro emissioni di gas a effetto serra del 5% rispetto ai livelli del 1990. «Questo è un compromesso. Noi possiamo vivere con questo compromesso. Ciò compare in una nota a pie' di pagina», ha dichiarato il ministro tedesco dell'Ambiente, Sigmar Gabriel. Ma una civiltà non può vivere sui compromessi specialmente quando ad avvantaggiarsene sono proprio coloro che causano i danni maggiori.

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