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19-02-2010 |
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L'eolico fa bene anche all'Italia senza se e senza ma |
Il vento fa bene all'Italia. Senza se e senza ma. A dirlo è oggi Legambiente che interviene nel dibattito che si è scatenato attorno a questa produzione di energia, accusata di fare scempio del paesaggio, di non essere abbastanza efficiente e di accaparrare tutti gli incentivi destinati alle rinnovabili. E lo fa con un convegno, organizzato a Roma, in collaborazione con l'Anev, dove già nel titolo si esprime in maniera esplicita la posizione delle due associazioni a favore dell'energia prodotta dal vento. |
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Un settore, quello dell'eolico, fortemente positivo, in crescita e con grandi possibilità di sviluppo. Che in Italia - come nel resto del mondo - ha raggiunto traguardi significativi in termini di Megawatt installati (oltre 5mila), di energia elettrica prodotta (6,7 TWh circa, pari al 2,1% del consumo interno lordo), di occupati stabili diretti (oltre 2500). Un successo che dimostra la potenzialità delle fonti rinnovabili come prospettiva energetica del futuro oltre ad una scelta obbligata per raggiungere al 2020 gli obiettivi fissati dall'Unione Europea per le rinnovabili. Obiettivi che per il nostro paese si traducono nel ricorso alle fonti rinnovabili per soddisfare il 17% dei consumi finali e che potranno essere raggiunti grazie allo sviluppo dell'eolico che può arrivare a 10mila MW installati attraverso nuovi impianti, parchi off shore, rewamping di impianti esistenti, mini e microeolico.
Risultati confermati dal trend positivo dell'eolico anche nel resto d'Europa, dove solo nel 2009 sono stati complessivamente installati ben 10.163 Mw, una potenza che non trova paragoni in nessun'altra fonte energetica. Secondo i dati Ewea, in Germania lo scorso è stata raggiunta una capacità totale installata pari a 25.777 Mw; in Spagna si è arrivati a 19.149 MW, in Francia a 4.492, nel Regno Unito a 4.051 MW. Il Global wind energy association ha annunciato che il potenziale eolico mondiale è cresciuto del 31% nel 2009 con il primato di Usa, Cina e India. Con questi dati è assai difficile accusare l'eolico di inefficienza.
E le accuse di rovinare il paesaggio «sono quanto meno ipocrite» ha dichiarato Vittorio Cogliati Dezza, presidente nazionale di Legambiente. «Va detto con chiarezza - ha spiegato Cogliati Dezza- che gli impianti eolici installati interessano una porzione assai limitata del territorio e cioè meno del 3% dei comuni. Parliamo quindi di numeri e impatti nemmeno lontanamente paragonabili a quelli delle cave (18mila tra attive e abbandonate) o con quelli che ogni anno determina nel nostro Paese la piaga dell'abusivismo edilizio (30mila abitazioni realizzate ogni anno)».
«E' evidente l'urgenza di costruire una informazione trasparente e chiara sull'eolico, sulla reale situazione del settore in Italia e sgombrare il campo dalle falsità che girano - ha continuato il presidente di Legambiente-. Per quel che riguarda gli incentivi, per esempio, non esiste alcun privilegio o possibilità di sottrarre risorse ad altre fonti: i certificati verdi valgono per tutte le fonti rinnovabili (solare escluso, che ne ha di ben più vantaggiosi) e non sono in concorrenza».
Per spianare la strada dalle incomprensioni e dagli equivoci è necessario però che il governo e le regioni intervengano per stabilire regole certe e garantiscano procedure univoche per lo sviluppo dell'energia eolica nel nostro paese. Mancano ancora, invece le linee guida nazionali per la valutazione e approvazione degli impianti da fonti rinnovabili, e quindi, per l'eolico come per le altre rinnovabili, si continua ad operare nell'incertezza e nell'assoluta eterogeneità di regole tra una regione e l'altra. Su questo pesa anche la recente sentenza della Corte Costituzionale (166/2009) che, in pratica, ha fatto saltare tutte le regole regionali, ribadendo che non è consentito agli enti regionali, di provvedere autonomamente all'individuazione di criteri per il corretto inserimento nel paesaggio degli impianti da fonti rinnovabili. Compito che invece spetta al ministero dello Sviluppo economico di concerto con quelli dell'Ambiente e dei Beni culturali.
«Occorre finalmente introdurre regole chiare e mettere al centro il tema dell'integrazione nel paesaggio dell'eolico - ha aggiunto il responsabile energia di Legambiente Edoardo Zanchini - . Una responsabilità che spetta in primo luogo al governo, da cui si attendono le linee guida, a cui però devono far seguito precise indicazioni da parte delle regioni per uno sviluppo adeguato e pianificato dell'eolico. Ciò vuol dire indicare con chiarezza le aree in cui vietare la costruzione degli impianti per motivi naturalistici e storico-archeologici, e insieme fissare le attenzioni e le procedure più trasparenti per svilupparlo nelle aree più idonee in cui il vento lo consente. La sfida consiste nel trovare la sintesi più efficace tra l'immagine di modernità dell'eolico e i caratteri tipici dei diversi paesaggi italiani».
Per avviare questa sfida nell'ambito del convegno Legambiente ha presentato il libro fotografico "Sterminati giganti? La modernità dell'eolico nel paesaggio italiano", che attraverso un viaggio fotografico compiuto da Pablo Balbontin e Luca Marinelli descrive il modo in cui l'eolico si è andato diffondendo nei diversi paesaggi italiani, e che con i contributi di Daniela Moderini, Bernardo Secchi e Edoardo Zanchini, dimostra come questo possa ben integrarsi nel paesaggio e aprire uno scenario di innovazione e riqualificazione per i territori.
greenreport.it
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