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10-01-2006 TUTTE LE NEWS
Eolico. Ambientalisti: sentenza Corte Costituzionale difenda la Sardegna
È giornata di vigilia nell'attesa che abbia luogo la sentenza della Corte Costuzionale, prevista per martedì 10 gennaio, chiamata ad esprimersi in relazione al ricorso dello Stato sulla incostituzionalità della Legge salva coste sarda, che ha bloccato “l'eolico selvaggio”. Viva è l'attesa delle associazioni ambientaliste, che si augurano una “decisione saggia”, che non vanifichi “il principio costituzionale dello Statuto sardo di tutela del proprio territorio”.
 
CAGLIARI - Edizione straordinaria, torna alla ribalda la questione dell'eolico in Sardegna. È prevista per domani la prima udienza pubblica della Corte Costituzionale, che si esprimerà in merito al ricorso effettuato dallo Stato italiano contro la regione Sardegna per la presunta incostituzionalità della Legge regionale n.8 del novembre 2006, la famigerata “Salvacoste”. Ci si aspetta una “sentenza saggia” a dispetto “dei tentativi di prendere d'assalto l'isola con le armi bianche del business eolico”, commenta Carlo Marina Ripa Di Meana, intervenuto come presidente dell'Associazione Italia Nostra. Viva l'emozione degli ambientalisti, in particolare di Italia Nostra e Comitato Nazionale del Paesaggio, e con il sostegno del WWF Sardegna, che attendono il verdetto ed hanno ribadito, in occasione di una conferenza stampa nella mattinata, “che indipendentemente dal pronunciamento della Consulta, la posizione di tutela di un bene inestimabile quale il paesaggio sardo andrà avanti”. Il processo, come sottolinea Gianmario Demuro, docente di diritto costituzionale dell'università di Cagliari, vedrà per la prima volta “delle associazioni argomentare, a dispetto della prassi che vuole a confronto solo le due parti in conflitto, in questo caso Stato e Regione” e potrebbe rappresentare un precedente degno di rilievo. Non è dato consultare la Sibilla cumana per intendere come la Corte intenderà esprimersi, ma “quasi sicuramente” chiosa il costituzionalista “si giungerà ad una soluzione condivisa, che ottemperi alla necessità della Regione di salvaguardare il suo territorio e allo Stato di perseguire il bene comune”. Ancorché senza definizione i reciproci profili di competenza dei parchi eolici. La questione di legittimità sorse nel momento in cui la legge regionale, “in tema di norme urgenti di salvaguardia del territorio nazionale”, oltre la tutela delle coste dai deturpamenti in cemento si propose di salvaguardare l'interno dalle speculazioni, compreso l'”eolico selvaggio”. Una legge che “eccede la competenza della regione” la motivazione del ricorso dello Stato, ma che in particolare lo metteva in seria crisi nei confronti della riduzione di emissione di gas inquinanti in ottemperanza alle disposizioni del Protocollo di Kyoto . L'auspicio, al momento in standby, prevedeva che l'isola avrebbe ospitato 88 centrali eoliche, “con l'avallo della Giunta Pili” si legge in una nota del Comitato Nazionale del Paesaggio, così che “i 2/3 dell'intera produzione nazionale complessiva avrebbe avuto sede nell'isola”. 2000 MW l'energia prodotta, ma di questa solo il 15% utilizzabile nell'isola ed il 20% esportabile, secondo i dati Crea. Pare che le condizioni favorevoli alle pale delle centrali eoliche nell'isola non siano poi tanto favorevoli. Seppur battuta dai venti per gran parte dell'anno, la loro natura è discontinua. “La nostra posizione” glossa il presidente di Italia Nostra “è lavorare perché l'eolico possa aver luogo, ma con misure restrittive, quelle che non piacciono ai corsari dell'eolico”, le imprese che badano all'interesse dell'esclusiva speculazione economica. Come da copione pare trovarsi dinanzi ad un aut-aut. Da una parte l'impellenza di trovare fonti di energia rinnovabili perché si attenui lo schiavismo dall'oro nero e l'ambiente respiri a pieni polmoni, dall'altro l'inevitabile ed imprescindibile occorrenza nel dare corpo ed un anima all'autonomia sarda. Non c'è bisogno di eroi, ma di saggezza perché i bisogni vengano onorati. (Melina Luesu)

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