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27-01-2009 |
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Obama riaccende l´entusiasmo: l´Ue al lavoro sul Kyoto 2 |
La commissione europea sta preparando il documento negoziale con il quale parteciperà al prossimo appuntamento di Copenhagen dove si discuterà del prossimo pacchetto per Kyoto 2012 e dove con la rinnovata presidenza degli Usa, le prospettive potrebbero essere del tutto diverse rispetto al passato.
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Per questo la Commissione europea che voterà mercoledì prossimo la proposta - che verrà successivamente posta al vaglio e all’approvazione di tutti e 27 gli stati membri - cerca con questo documento di consolidare il proprio ruolo di leader dei negoziati.
Dopo aver approvato un pacchetto che rende vincolanti per i paesi aderenti all’Unione europea gli obiettivi del cosiddetto 3 venti (+20% di ricorso alle energie rinnovabili, +20% di efficienza energetica, -20% di emissioni climalteranti) da raggiungere entro il 2020, adesso la Commissione propone una strategia per ottenere il raggiungimento a livello globale del dimezzamento al 2050 dei livelli di concentrazione di anidride carbonica in atmosfera (rispetto ai valori del 1990), così da limitare l’aumento di temperatura atmosferica di due gradi sempre al 2050, come raccomdato dal IV rapporto Ipcc.
Nel draft che si sta affinando in queste ore da parte dei funzionari della Commissione si prevede di confermare (in caso di un accordo mondiale) l’ulteriore abbattimento delle emissioni per gli stati membri dal 20 al 30% e di richiedere ai principali paesi in via di sviluppo di fare anche da parte loro uno sforzo per limitare le proprie emissioni. Gli scenari per i paesi in via di sviluppo (per essere compatibili con l’obiettivo dei 2 gradi centigradi al 2050) prevedono l’abbattimento delle emissioni dal 15 al 30% rispetto agli attuali livelli e di dimezzare la deforestazione tropicale entro il 2020 per bloccarla definitivamente entro il 2030.
La Commissione ha ben presente che obiettivi di questa portata richiedono un impegno di notevoli dimensioni in termini economici ( si stima che possano servire circa 30 bilioni di euro al 2020) ed è per questo che nel documento negoziale si propone l’istituzione di un fondo (pari a 200 Mld nel draft circolato in questi giorni ma che potrebbe essere rivisto) destinato alle economie dei paesi in via di sviluppo per aiutarli all’implementazione di politiche necessarie raggiungere quegli obiettivi e a mitigare gli effetti dei cambiamenti climatici cui comunque saranno nel frattempo soggetti.
Per la costituzione del fondo, si prevede di fissare un prelievo sulle emissioni, che potrebbe basarsi o sul principio che chi più inquina più paga o su una quota da prelevare dal mercato dei crediti di carbonio, che dovrebbe essere allargato anche a paesi che sino ad ora non sono presenti, così da divenire al 2015 un mercato globale.
E’ evidente che per ottenere obiettivi così lungimiranti e impegni così ambiziosi la Commissione spera adesso nel sostegno che potrà arrivare dal nuovo managment insediato alla Casa Bianca, l’unica speranza di poter arrivare ad un negoziato capace di cambiare il corso dei prossimi anni. (Lucia Venturi)
greenreport.it
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