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23-12-2009 TUTTE LE NEWS
Contrordine: Copenhagen è stata un successo. Scontro tra Gran Bretagna e Cina
Il segretario generale dell'Onu, Ban Ki-moon, ha detto ai giornalisti, prima di una riunione del Consiglio di sicurezza, che la Conferenza di Copenhagen «E' stata un successo».
 
Secondo Ban le critiche di questi giorni sono eccessive e l'accordo che i Paesi Africani e i piccoli Stati insulari definiscono "di minima" è stato invece «Un passo in avanti significativo». «Sono cosciente - ha detto Ban - che l'esito della Conferenza di Copenhagen, così come l'accordo di Copenhagen, non sono andati così lontano come molti speravano, però, rappresentano un inizio, un avvio essenziale. Abbiamo effettuato un passo nella giusta direzione». Ban Ki-moon ha ricordato che il documento di Copenhagen impegna a mantenere il rialzo delle temperature sotto i 2 gradi e che questi impegni potrebbero essere rivisti in funzione delle previsioni scientifiche e ha reso noto che l'Ipcc conta di pubblicare il suo prossimo rapporto, il quinto, entro il 2014. Peccato che a Copenhagen siano stati praticamente ignorati gli allarmi scientifici contenuti nel quarto... Il segretario generale dell'Onu ha sottolineato che l'Accordo di Copenhagen fissa obiettivi a medio termine per quel che riguarda le azioni di attenuazione e che anche questo rappresenta un avanzamento. «Inoltre gli Stati hanno convenuto sull'importanza di agire per ridurre le emissioni provenienti dalla deforestazione e dal degrado delle foreste. Questo significa che abbiamo finalmente tenuto di conto di un quinto delle emissioni mondiali». «Inoltre - evidenzia una nota dell'Onu - l'Accordo prevede di fornire un sostegno globale ai più vulnerabili perché possano far fronte al cambiamento climatico. Infine, si basa su dei mezzi finanziari, 30 miliardi di dollari sono stati promessi alla scadenza del 2012, 100 miliardi sono previsti entro il 2020». Ban ha chiesto a tutti i Paesi di fare in modo che i Fondi verdi per il Clima di Copenhagen «Diventino pienamente operative il prima possibile» ed ha chiesto di firmare formalmente l'Accordo di Copenhagen e di confermare il sostegno alla Convenzione Quadro dell'Onu sul cambiamento climatico (Unfccc): «Prima avremo le firme e più grande sarà lo slancio ottenuto», il problema é che quell'Accordo "di minima" in molti si rifiutano di firmarlo perché lo ritengono un accordo capestro. Invece, secondo Ban Ki-moon; «Gli impegni di Copenhagen rispondono in gran parte ai criteri di successo che erano stati indicati durante il summit sul cambiamento climatico del settembre scorso a New York. Certo, non rispondono ai minimali definiti dagli scienziati per mantenere le temperature sotto i due gradi. Ma senza gli impegni dell'Accordo di Copenhagen, noi saremmo di fronte alla prospettiva reale di vedere salire le temperature fino a 6 gradi». Ban, da buon funzionario di alto livello e di lungo corso, fa buon viso a cattivo gioco ed annuncia che nei prossimi mesi lavorerà con i leader del mondo per «Aumentare il loro livello di ambizione. Farò loro pressione per mettere in opera i loro impegni il più velocemente possibile e li incoraggerò a coinvolgersi direttamente nella conclusione, nel 2010, di un trattato sul cambiamento climatico legalmente vincolante. Il loro coinvolgimento concreto ha contribuito a concludere l'accordo di Copenhagen. Questo dimostra che sono disposti ad agire». Ma secondo Ban dalla Cop 15 occorre trarre anche qualche lezione: «Dovremo riflettere sulla maniera di migliorare il processo negoziale. All'inizio dell'anno creerò un "panel" di alto livello sullo sviluppo ed il cambiamento climatico per esaminare queste problematiche in modo strategico». Proprio quello che ci mancava un altro organismo... Comunque, Ban si è detto convinto che «Sarà possibile raccogliere i frutti dell'Accordo di Copenhagen nei futuri negoziati sulla messa in opera». Ed Miliband, il ministro per i cambiamenti climatici della Gran Bretagna, non la pensa proprio come il segretario generale dell'Onu e, in un'intervista a The Guardian ha detto quello che molti pensano: la Cina ha fatto deragliare il vertice sul clima ed è colpa sua se i risultati ottenuti sono stati scarsi. «Non abbiamo ottenuto un accordo sul 50% di riduzione delle emissioni globali entro il 2050 e sull'80% da parte dei Paesi sviluppati - ha detto Miliband - Entrambi non ci sono stati per il veto posto da parte della Cina, nonostante l'appoggio di una coalizione di Paesi sviluppati e della maggior parte dei Paesi in via di sviluppo. A volte, nelle ultime due settimane hanno presentato un quadro farsesco all'opinione pubblica. Non possiamo più permettere che negoziati sui reali punti sostanziali possano essere dirottati in questo modo». Nella lista dei "cattivi" di Copenhagen, oltre alla Cina, i britannici mettono anche Sudan, Venezuela, Bolivia, Nicaragua e Cuba (che a dire il vero hanno capeggiato il fronte terzomondista) e tutti i Paesi che non hanno voluto firmare la bozza di accordo. Miliband ha annunciato che la Gran Bretagna chiederà con chiarezza a questi Paesi di aderire ad un trattato giuridicamente vincolante: «Non permetteremo loro di bloccare il progresso globale». Poi ha risposto indirettamente a Ban Ki-moon chiedendo una grande riforma dell'Unfccc e del modo di condurre i negoziati. Comunque, anche secondo Miliband, l'accordo per finanziare le misure contro i cambiamenti climatici «Ha segnato un impegno senza precedenti per le nazioni ricche». La risposta cinese è stata indignata. Dalle ufficialissime colonne dell'agenzia Xinhua, la portavoce del ministro degli esteri di Pechino, Jiang Yu, ha detto che questa accusa fatta alla Cina da un «individualmente da un politico britannico, contiene evidentemente un'intenzione politica mirante a schivare le loro responsabilità ed a fomentare dei disaccordi tra i Paesi in via di sviluppo. Consigliamo loro vivamente di correggere i loro errori, di rispettare I loro impegni per aiutare I Paesi in via di sviluppo ed a fermare le loro attività che potrebbero nuocere alla cooperazione della comunità internazionale sul cambiamento climatico». Poi ha rimarcato la posizione cinese sulla Cop 15: «Con gli sforzi di tutte le parti, la conferenza di Copenhagen ha dato dei risultati positivi, pervenendo ad un consenso ed a guadagnare il sostegno dei Paesi in via di sviluppo. La Cina ha fatto degli sforzi ardui per far progredire i negoziati e contribuire a difendere i diritti dei Paesi in via di sviluppo, questo è chiaro ed innegabile». E' sempre più chiaro che l'accordo tra Basic (Brasile, Sudafrica, India e Cina) ed Usa, che ha segnato il risultato di Copenhagen, si sta trasformando per la Cina in un grosso problema di coerenza politica con i Paesi in via di sviluppo che la accusano di aver sottoscritto e di difendere un accordo al ribasso. Di qui il nervosismo di Pechino, ma anche il tentativo di Ban Ki-moon di serrare le fila, prima che la protesta dei Paesi Poveri (e la delusione di molti Paesi europei) si trasformi in una rivolta che faccia saltare il tavolo negoziale verso la Cop 16 del Messico.

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