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NEWS
27-02-2006 TUTTE LE NEWS
Eolico, energie rinnovabili ed emissioni
I benefici delle rinnovabili , soffia il vento ed emissioni truccate
 
Politica: Il settore delle energie rinnovabili, se adeguatamente sfruttato e potenziato, potrebbe in Italia in generale e nella provincia di Latina in particolare, produrre una serie di effetti benefici: - ridurre la bolletta energetica in continuo aumento (il prossimo ad Aprile) con percentuali ben al di sopra dell’indice Istat (tra il 3 e il 7% a trimestre); - ridurre l’inquinamento e l’emissione in atmosfera; - ridurre le tensioni politiche e sociale, le fonti di guerra, di attentati e tensioni derivanti dalla dipendenza dal petrolio, al contempo ridurre il disavanzo economico italiano, raddoppiare il PIL; - aumentare i posti di lavoro, nella sola Germania nel 2004, nell’energia rinnovabile sono stati ricavati 15.000 nuovi posti di lavoro nel rinnovabile; - secondo l’Anev, con il solo eolico, si potrebbero ricavare 30.000 nuovi posti di lavoro (facendo opportune proporzioni 300 in provincia di Latina); - in provincia di Latina potrebbero essere riattivati i numerosi siti industriali dimessi, oltre ai nuovi posti di lavoro si otterrebbe la manutenzione di potenziali fonti di degrado e qualche volta di inquinamento. Considerata la felice esposizione climatica della nostra provincia, oltre ad ottenere un’ottima percentuale di autonomia, di risparmio energetico, al conseguente risparmio economico sia per le famiglie che per le aziende, è ragionevole pensare a far tornare in attivo la bilancia dei posti di lavoro che invece, adesso, è negativa per circa un migliaio di unità annuali. La proposta delle energie rinnovabili è da sempre uno dei punti qualificanti dei candidati verdi ai vari livelli istituzionali, che saranno sostenuti dai candidati espressi dalla provincia di Latina, al Senato 8. Paolo Di Cesare di Aprilia, 10. Salvatore Mola di Gaeta, alla Camera 6. Giorgio Libralato e 9. Nicola Bottoni. Dopo la pubblicazione del Piano dei livelli di Co2 che dovranno rispettare 1100 aziende italiane, Fabrizio Fabbri, responsabile dei verdi per la pace delle politiche ambientali, scopre il trucco. “In realtà per il 2006 alle industrie sarà permesso di continuare ad inquinare - precisa Fabbri - perché il piano prevede che possano aumentare le emissioni di 3 milioni di tonnellate per l’anno 2006, salvo poi fare dei tagli nel 2007”. E infatti il Piano delle quote di emissione assegna all'Italia un tetto di 222,31 milioni di tonnellate di Co2 nel 2005, 225,88 nel 2006 e 221,15 nel 2007 (le quote comprendono anche la riserva da destinare ai nuovi impianti che entrano in esercizio nel periodo 2005-2007). Secondo Fabbri: “Peccato che così come è stato presentato, il decreto favorisca le aziende che inquinano di più, a scapito di quelle che hanno assunto atteggiamenti virtuosi”. Anche qui i numeri dimostrano il favore alle aziende più inquinanti. Il settore energetico infatti rispetto alle emissioni assegnate nel 2005 (130,40 milioni di tonnellate di Co2), nel 2006 potrà emetterne 133,83 anche se nel 2007 la cifra dovrebbe scendere 128,95. Chi non si adegua alle riduzioni dovrebbe pagare sanzioni di 40 euro a tonnellata prodotta in eccesso fino al 2007 e 100 euro a tonnellata a partire dal 2008 fino al 2012. Pontinia 26 febbraio 2006 Giorgio Libralato Da www.verdi.it Soffia il vento Le potenzialità dell'eolico in un dossier Anev. Possibili passi da gigante entro il 2012, con un taglio di circa 20 milioni di tonnellate di Co2. Campania leader nel panorama italiano In Europa l'Italia sulla diffusione dell’eolico mantiene il quarto posto con i suoi 1.702,34 Mw installati al 2005, 447 solo in un anno. Questo uno dei dati contenuti nel dossier stilato dall’Anev, l’associazione che promuove l’energia ricavata dal vento. A regime, il piano dell'Anev prevede una produzione annua installata di 1.200 Mw nel periodo di Kyoto (2008-2012). Attualmente il primato dell'Europa dei 25 spetta alla Germania con 18.428 Mw, seguita dalla Spagna (10.027Mw) e dalla Danimarca (3.122Mw). Europa che sull’eolico al momento è leader nel mondo con 40.904 Mw di pale installate complessivamente in tutti i 25 paesi del vecchio continente rispetto ai 9.149 degli Usa e i 7.135 dell'Asia. "Dobbiamo smetterla di fare altre leggi, bisogna utilizzare quelle che ci sono - ha detto il presidente di Anev, Oreste Vigorito - l'eolico per esempio è completamente regolato e siamo tecnologicamente maturi. Arrivare a 6.000 Mw di eolico in 6 anni è un traguardo ambizioso ma raggiungibile ma serve più collaborazione da parte delle Regioni". Sull’eolico Anev prevede che installando complessivamente 9.500 Mw al 2012 (a fine 2005 erano 1.702) si taglierebbero 18,8 milioni di tonnellate di Co2 per un totale di quasi 70 milioni di barili di petrolio risparmiati. Sarebbero oltre 30 mila gli occupati per investimenti intorno ai 10 miliardi di euro. A richiamare al "senso di responsabilità" anche l'assessore all'ambiente della Regione Campania, Luigi Nocera che ha sottolineato il ruolo della Campania. "In questo momento la Campania è la regione leader con poco più di 400 Mw e questo dato deve spingere anche altre regioni ad adeguarsi". "Le rinnovabili - ha detto Edoardo Zanchini di Legambiente - sono a portata di mano". E anche il fotovoltaico ha "enormi potenzialità di sviluppo ed è un elemento fondamentale - ha detto Tabarello, vice presidente di Ises (associazione per il solare) - per risolvere la fame di energia nel nostro Paese". Nuova linfa al fotovoltaico, cioè agli impianti che permettono di ricavare energia dal sole attraverso pannelli solari e minicentrali domestiche che ne trasformano l’energia solare in elettricità da immettere nella rete, potrà arrivare dal conto energia, finalmente attivato dal governo e che sta raccogliendo molte prenotazioni da parte di privati, tanto che il governo ha aumentato a 300 Mw (all'inizio erano 100) la potenza complessiva incentivabile attraverso un sistema che riconosce ai piccoli impianti che immettono in rete energia pulita prezzi maggiorati rispetto a quelli di mercato. Ecco le classifiche dell’eolico installata (Mw) secondo dati Anev al 31 dicembre 2005 Italia Campania: 411,83 - Sardegna: 334,66 - Puglia: 322,55 - Sicilia: 308,02 - Abruzzo: 157,87 - Basilicata: 85,58 - Molise: 36,01 - Lazio: 9,00 - E.Romagna: 3,50 - Liguria: 3,30 - Toscana: 1,80 - Umbria: 1,50 - Trentino: 1,20. Europa Germania: 18.428 - Spagna: 10.027 - Danimarca: 3.122 - Italia: 1.702,34 - Regno Unito: 1.353 - Olanda: 1.219 - Portogallo: 1.022 Mondo Europa: 40.904 - Usa: 9.149 - Asia: 7.135 - Australia: 708 - Canada: 683 - Africa: 349 - Sudamerica: 213 - N.Zelanda: 169 Redazione 24 febbraio 2006 Da www.verdi.it Emissioni truccate Pubblicato il Piano dei livelli di Co2 che dovranno rispettare 1100 aziende italiane. Verdi: "Favoriti gli inquinatori" “Siamo di fronte ad una manovra di pura propaganda”. Con queste parole, Fabrizio Fabbri, il responsabile delle politiche ambientali dei Verdi, commenta la presentazione da parte del ministro dell’Ambiente Altero Matteoli del decreto che prevede l’assegnazione dei permessi di emissione di gas serra, pubblicato sulla Gazzetta ufficiale. Decreto che coinvolge circa 1100 imprese italiane inserite nel Piano nazionale delle emissioni (Pna), che dovranno impegnarsi a rispettare i limiti previsti. Il ministro ha subito approfittato per spiegare che “con il decreto si è chiuso un iter. L’Italia onora così il protocollo di Kyoto e in questo modo le imprese entrano nel mercato delle emissioni senza essere penalizzate”. Il decreto stabilisce il tetto di fumi per singolo impianto nel periodo 2005-2007. La quota media annua nazionale di emissioni per il triennio è fissata in circa 223 milioni di tonnellate di Co2. Termoelettrico, siderurgia, chimica, raffinazione, carta, vetro, cemento e prodotti minerari alcuni dei settori produttivi coinvolti nel piano di assegnazione. Il decreto, ha sottolineato il direttore generale del ministero dell’Ambiente, Corrado Clini, “è totalmente condiviso con la Commissione Europea. L’obiettivo di questo piano è molto impegnativo per le nostre imprese e le impegna a ridurre i consumi ovvero a generare elettricità attraverso fonti non emissive”. Peccato però che ci sia il trucco. “In realtà per il 2006 alle industrie sarà permesso di continuare ad inquinare - precisa Fabbri - perché il piano prevede che possano aumentare le emissioni di 3 milioni di tonnellate per l’anno 2006, salvo poi fare dei tagli nel 2007”. E infatti il Piano delle quote di emissione assegna all'Italia un tetto di 222,31 milioni di tonnellate di Co2 nel 2005, 225,88 nel 2006 e 221,15 nel 2007 (le quote comprendono anche la riserva da destinare ai nuovi impianti che entrano in esercizio nel periodo 2005-2007). E mentre il ministro Matteoli soddisfatto dichiara che “questa è una risposta a tutti coloro che in questi anni hanno detto che l’Italia voleva uscire da Kyoto”, il responsabile delle politiche ambientali del partito del Sole che ride replica così: “Peccato che così come è stato presentato, il decreto favorisca le aziende che inquinano di più, a scapito di quelle che hanno assunto atteggiamenti virtuosi”. Anche qui i numeri dimostrano il favore alle aziende più inquinanti. Il settore energetico infatti rispetto alle emissioni assegnate nel 2005 (130,40 milioni di tonnellate di Co2), nel 2006 potrà emetterne 133,83 anche se nel 2007 la cifra dovrebbe scendere 128,95. Chi non si adegua alle riduzioni dovrebbe pagare sanzioni di 40 euro a tonnellata prodotta in eccesso fino al 2007 e 100 euro a tonnellata a partire dal 2008 fino al 2012. matteo auriemma

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