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NEWS
28-07-2006 TUTTE LE NEWS
Con il caldo e con il freddo il nostro sistema elettrico è sistematicamente a rischio
Priorità al risparmio, all´ecoefficienza e alle fonti allternative per evitare scorciatoie che alimenterebbero la spirale dell´alterazione climatica
 
Arriva il caldo estivo e c’è il rischio blackout. Arriva il freddo invernale e c’è il rischio blackout. Non è colpa delle stagioni se i consumi di energia elettrica vanno oltre i limiti. Ma anche i fenomeni estremi delle stagioni sono frutto dell´alterazione climatica prodotta dalle emissioni. Anche di quelle provenienti dalla produzione di energia elettrica. Il paradosso serve per mettere in evidenza una situazione della quale si discute molto – soprattutto dopo quel 26 giugno 2003 quando l’Italia rimase al buio – ma che nella pratica non si è ancora trovato il modo per governarla secondo binari sicuri. La prima considerazione da fare è sul nostro stile di vita. Perché 20 anni fa si consumava molta meno energia? La risposta è davanti ai nostri occhi. Condizionatori, computer, diavolerie elettroniche: tutte cose che mirano a migliorarci la qualità della vita e che hanno in comune una cosa: consumano energia. E tanta, soprattutto i condizionatori che vengono considerati i primi responsabili degli aumenti vertiginosi dei consumi: oltre 55mila megawatt al giorno in questo periodo di canicola. D’inverno accade il contrario, con l’aumento dei consumi per il riscaldamento. Ma come nella matematica, invertendo i fattori (caldo-freddo), il risultato non cambia. A questo punto la domanda sorge spontanea: come si affronta questa situazione? Per l’emergenza si può ricorrere alle interruzioni programmate, ma qui parliamo di prospettive. Due le correnti di pensiero: aumentare la produzione (più centrali elettriche e perché no: anche a carbone e nucleare); oppure riduzione dei consumi e sviluppo dell´ecoefficienza nelle produzioni. Di certo, la sostenibilità ambientale pretende anche di ripensare i nostri stili di vita. E secondo la logica del “piccolo passo per l’uomo, ma un grande passo per l’umanità” di armstronghiana memoria, vestirsi meno – parliamo dell’estate - potrebbe già dare un contributo importante alla riduzione ad esempio dell’uso dei condizionatori. La proposta di non indossare la giacca e la cravatta (come in Giappone) in questo periodo non è così peregrina. E’ un esempio che serve per far scattare ragionamenti virtuosi che mirino intanto a ridurre o evitare gli sprechi. I cittadini, quindi, possono fare la loro parte, poi però c’è bisogno delle istituzioni. Ed è da valutare in modo positivo la campagna di sensibilizzazione per il risparmio energetico e per un uso razionale delle fonti, promossa dall’Anci (di cui parliamo in un altro articolo) e che prevede di premiare i comuni più virtuosi nelle politiche di risparmio energetico. Un altro piccolo esempio in questo senso ci è venuto nei giornoi scorsi dal comune di Capannori con la convenzione stipulata con una impresa privata per la verifica degli impianti di riscaldamento domestici. Ma ll punto è che i corni del dilemma sono due: sufficiente produzione (e diversificazione) di energia e avvio di massicce politiche di risparmio e di promozione dell´ecoefficienza. E l´approccio ai due corni (l´esistenza dei quali, a parole, nessuno nega) va però completamente rovesciato. Priorità al risparmio e all´ecoefficienza. Senza sprechi, di quanta energia ci sarebbe veramente bisogno? Quanta ne possiamo ricavare spingendo al massimo l’uso delle fonti rinnovabili? A queste domande bisogna dare una risposta pratica per evitare che vengano inseguite esclusivamente le scorciatoie impiantistiche.

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