E’ stata pubblicata in questi giorni da Greenpeace una tabella che riporta i quantitativi di anidride carbonica emessa dalle varie fonti di produzione energetica, a parità di chilowattora prodotto. Greenpeace ha utilizzato questi dati per sostenere l’incongruità di concedere gli incentivi economici (ex Cip 6) a chi brucia rifiuti come per le altre rinnovabili. Valutazione di incongruità legittima, ma ci ha incuriosito il dato relativo alle emissioni di CO2 e abbiamo allora sentito il parere di alcuni esperti in materia.
Da questa tabella si evince infatti che la combustione dei rifiuti produce maggiori quantità di CO2 (940 gr) anche rispetto alla fonte fossile per eccellenza, ovvero il carbone (900 gr).
La prima domanda l’abbiamo fatta a Giuseppe Viviano, del dipartimento ambiente e connessa prevenzione primaria dell’Istituto superiore di sanità.
Dott. Viviano, ma è proprio vero che l’incenerimento dei rifiuti è il maggior produttore di CO2?
«L’incenerimento dei rifiuti produce senz’altro CO2, ma la quantità emessa deriva dalla composizione dei rifiuti che vengono bruciati. Comunque c’è un errore di fondo, che è dovuto al fatto che si considera l’incenerimento dei rifiuti anziché come smaltimento, al pari di altri sistemi di produzione energetica. Per quanto l’incenerimento produca anche energia, non può concorrere con altri sistemi tradizionali di produzione energetica».
Abbiamo sentito allora un altro esperto del settore, l’ Pasquale De Stefanis, del dipartimento ambiente e cambiamenti globali e sviluppo sostenibile dell’Enea.
Dott. De Stefanis, come è possibile che l’incenerimento dei rifiuti produca più CO2 della combustione del carbone?
«C’è un falso ideologico, infatti. Perché non si tiene conto che circa due terzi (la quantità dipende dalla composizione dei rifiuti) sono da ritenersi rinnovabili, perché c’è dentro carta, organico e legno. In questo caso la quantità di CO2 andrebbe scalata.
Del resto a questo proposito c’è una metodologia ufficiale per fare i calcoli esatti ed è quella dell’Ipcc, che dice che se il materiale bruciato è derivato da fonte biogenica, quella CO2 non si prende in considerazione. Come per le biomasse, per cui la quantità di CO2 viene considerata pari a zero».
A questo proposito però, Giuseppe d´Onufrio (direttore campagne di Greenpeace) precisa che «le emissioni da noi calcolate sono solo quelle della componente fossile, e che la base dei dati è quella della comunicazione annuale dell´Apat al segretariato delle Convenzione del Clima, basata dunque sulla metodologia Ipcc».
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greenreport.it