Questo sito utilizza cookie, anche di terze parti. Per maggiori informazioni, leggi l'informativa estesa Cookie Policy.
Chiudendo questo banner, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie.

ITA
Text-A-A-A
Cerca:
Newsletter Conto Energia Lavora con noi Faq Glossario
Home > News > Energia pulita, largo a ingegneri e valutatori ambientali Invia
stampa
 
 

 
NEWS
11-10-2006 TUTTE LE NEWS
Energia pulita, largo a ingegneri e valutatori ambientali
Entro il 2012 un quarto dell’energia consumata in Italia dovrà provenire da fonti rinnovabili. Come cambia il settore. I tecnici da riqualificare e le nuove professionalità che nascono. Intervista a Roberto Longo, presidente di Aper.
 
Energia pulita: siamo indietro, ma il Protocollo di Kyoto ci obbliga a correre. E anche l’occupazione nel settore potrebbe fare un bel balzo in avanti. "L’Italia ha dovuto adeguarsi agli obiettivi fissati dall’Unione europea – ricorda l’ingegner Roberto Longo, presidente di Aper – e questo implica che, entro il 2012, il 25% dell’energia consumata nel Paese dovrà provenire da fonti rinnovabili. Oggi siamo al 16-18%". Meno petrolio – che sta arrivando a "fine corsa", come recita il titolo di un recente libro del geologo Jeremy Leggett – e più vento, acqua, sole: centrali idroelettriche, eoliche, a biomasse e biogas, pannelli solari e tetti a celle fotovoltaiche. "Dovremo costruire impianti – prevede Longo – per produrre almeno 26 miliardi di kilovattora (kWh) da fonti rinnovabili in più, a fronte dei circa 50 miliardi attuali". Aper è l’associazione nazionale che raggruppa oggi oltre 300 produttori di energia elettrica da fonti "pulite", dai piccoli ai grandi gruppi privati, e prevede un mercato in forte espansione. Anche per quanto riguarda le opportunità di lavoro. "Oggi il settore delle cosiddette energie alternative, o meglio rinnovabili – dice Longo – impiega circa 200mila addetti in Germania, 150mila in Spagna, solo 20mila in Italia. Ma nei prossimi sei anni si stimano investimenti nell’ordine di 10-12 miliardi di euro. La scelta decisiva sarà: produciamo materiali e impianti in Italia, creando così nuova occupazione qualificata, o importiamo tecnologie e know how dall’estero?". Dopo essere stati all’avanguardia in passato, oggi ci ritroviamo ad arrancare. "Fino agli anni ’80 – ricorda Longo – l’Italia era leader mondiale, ad esempio, nella costruzione di dighe e turbine idroelettriche. A Serre, in Campania, l’Enel aveva realizzato e gestiva il più grande ‘campo’ fotovoltaico del mondo. E aziende come Alenia e Riva Calzoni sperimentavano ‘macchine’ eoliche all’avanguardia. Poi l’industria nazionale dell’energia e dell’impiantistica ha ceduto il passo, non ha avuto la forza di confrontarsi con il mercato globalizzato. Il Protocollo di Kyoto, con l’obbligo di ridurre le emissioni inquinanti, è stato vissuto da noi solo come un limite e un costo. Altri Paesi, invece, hanno saputo cogliere nella sostenibilità ambientale un’opportunità di crescita e di competitività. Oggi però, con un’adeguata politica di incentivi alle imprese, ci sono tutte le condizioni per recuperare competitività nel giro di pochi anni". Anche perché, sottolinea il presidente dell’Aper, le figure professionali necessarie ce le abbiamo già nei percorsi universitari di studio: ingegneri elettronici, meccanici, civili e chimici, in primo luogo. Per progettare impianti, seguirne la costruzione e l’installazione sul territorio, controllarne l’esercizio e la manutenzione. Ingegneri che, al contrario di quanto avviene in altri settori, spesso escono dalle Università italiane meglio preparati dei colleghi che studiano all’estero. "Per sviluppare il settore dell’energia pulita – insiste Longo - non c’è bisogno di chi ha fatto un master ad Harvard. Si tratta di nuove applicazioni di tecnologie già consolidate: occorre, allora, qualificare ulteriormente i ‘tecnici’ con corsi di formazione specifici. E stanno nascendo anche nuove professionalità, legate alla gestione dell’energia: in campo finanziario e assicurativo, per esempio, e figure come i valutatori del rischio ambientale e i tecnici per la sicurezza degli impianti". (Luca Baldazzi)

www.kataweb.it