Un’equazione, questa, che determina da una parte la progressiva scarsità del bene, dall’altra la conseguente impennata dei prezzi e la dipendenza energetica da Paesi politicamente instabili. Sale il costo del petrolio – triplicato negli ultimi 15 anni – e degli altri combustibili fossili; tardano ad affermarsi le fonti rinnovabili, considerate la soluzione ideale per garantire l’autosufficienza energetica del globo. Nel mondo, oltre l’80% dell’energia utilizzata proviene ancora da fonti tradizionali. In Europa e in Italia le cose non vanno meglio. Il paniere energetico italiano è per lo più composto da fonti fossili mentre le rinnovabili sono ferme al 16,3 %. Il fabbisogno nazionale di energia elettrica viene coperto in gran parte attraverso centrali termoelettriche, che sei volte su dieci bruciano gas, ma anche carbone e prodotti petroliferi. Fossili che, oltretutto, sono in gran parte importati dall'estero. La piccola fetta di energia pulita del Belpaese è dovuta essenzialmente al contributo della fonte “più anziana”, l’idroelettrico, che copre il 76% delle rinnovabili. La geotermia, unica tecnologia italiana veramente esportata in tutto il mondo, e le biomasse, soluzione tra le piu’ promettenti per il futuro, si attestano attorno al 10%. Infine, due fonti ancora molto sottostimate: l’eolico e’ al 3.40%, mentre – paradosso per il “Paese del Sole” - il fotovoltaico è fanalino di coda, con lo 0.05%.
Per Jeremy Rifkin, economista e presidente della Foundation on Economic Trends, l’Italia è l'Arabia Saudita delle energie rinnovabili. Ma, aggiunge, per ora ha sfruttato solo una minima parte del suo potenziale. Una buona notizia e una cattiva, dunque, ma qualcosa si sta muovendo nel nostro Paese. Dal Governo arriva il via libera al piano Kyoto 2008-2012 e anche la Commissione Europea pone un obiettivo ambizioso per l’Italia: entro il 2010 il 25% della domanda energetica dovrà essere coperta da fonti rinnovabili. Ce la faremo? Forse, ma ad oggi manca un piano energetico nazionale, che individui il mix di fonti su cui puntare e che stabilisca, mappe alla mano, su quale rinnovabile investire. E l’attesa verso l’esecutivo Prodi sale: sul piatto il sistema degli incentivi, dove si attendono imminenti risposte dal nuovo decreto sul fotovoltaico; altrettanto importante è il disegno di legge Ronchi per il raggiungimento degli obiettivi di Kyoto, un disegno che punta al modello tedesco in conto energia, con tariffe incentivanti e senza tetti per tutte le fonti. Infine, i biocarburanti, con le misure in Finanziaria del “pacchetto Bersani”, che promette una svolta in materia, attraverso agevolazioni fiscali per l’efficienza energetica, obbligo di utilizzo di carburanti rinnovabili per gasolio e benzina, defiscalizzazione del biodisel. Tante proposte, forse troppe, su cui l’Aper - associazione fonti rinnovabili – chiede certezze normative ma soprattutto ordine e tutela del settore dal sistema delle lobby.
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