Le cattive abitudini degli italiani in fatto di sprechi energetici, sono seconde soltanto a quelle degli inglesi, che secondo uno studio dell’associazione di consumatori Energy saving trust sprecano molta più energia di chiunque altro. In Europa queste cattive abitudini costano in 5 anni 16 miliardi di euro provocando l’emissione di 46 milioni di tonnellate di Co2, che vanno a incidere poi nel costo dei singoli stati per mettersi in regola su quanto stabilito con il protocollo di Kyoto. E’ interessantissimo scoprire quali sono i 12 peccati energetici che commettiamo con maggiore frequenza, ma per questo rimandiamo alla tabella accanto tratta da Repubblica di ieri. Ancora più interessante invece è riflettere su quanto (non) si faccia per informare i cittadini su come ridurre questi sprechi. Qualche sporadica apparizione di pubblicità progresso in qua e là in passato c’è stata, così come iniziative partite da soggetti più o meno privati, come l’Enel che continua a sfornare lampadine a risparmio energetico per distribuirle gratuitamente in diverse città, o le iniziative delle associazioni ambientaliste, l’ultima in ordine di tempo è quella del Wwf, che il 2 e 3 dicembre ha in programma un evento nazionale dedicato alla sensibilizzazione dei cittadini, che prevede anche un progetto per la formazione di tecnici dell´efficienza energetica. Ma una pubblicità/informazione, istituzionale, che punti sul risparmio come prima vera fonte non inquinante non c’è, e se anche ci fosse sarebbe come parlare sottovoce in una sala dove altre 200 persone parlano attraverso megafoni. Questi megafoni rappresentano infatti il bombardamento a tappeto per consumare di più: comprare l’auto più veloce, quella più grossa, quella con il satellite, quella con il sedile scalda-tutto, comprare il supertelefonino, il supercondizionatore caldo-freddo, comprare l’asciugatrice . Insomma consumare e comprare oggetti che consumano sempre di più, anche perché, come spiega Leonardo Maugeri nel suo libro edito in questi giorni “L’era del petrolio”, l’oro nero non finirà mai. Il direttore di Strategie e sviluppo di Eni spiega infatti la falsità del “petrocatastrofismo”: il petrolio è lì sotto, basta cercarlo un po’ scavando dentro il nostro pianeta. E se anche è un po’ più lontano in profondità ed estrarlo costa di più rispetto a quanto eravamo abituati, questo non è un problema, perché la crescita del costo dell’oro nero renderà conveniente anche sfruttare i pozzi petroliferi finora scartati perché troppo costosi. Meglio allora parlare di sprechi e di risparmio energetico con argomenti propositivi. Rilevato il problema (lo spreco di energia elettrica da parte delle famiglie aiutate anche da un modo di costruire case scriteriato) e ipotizzate le cause (mancata informazione rispetto al bombardamento di quella consumeristica), vediamo allora di proporre soluzioni costruttive. A farsi carico dell’onere istituzionale di educare i cittadini potremmo mettere il neonato tavolo economia-ecologia per il rilancio della concertazione fra imprese e istituzioni per lo sviluppo sostenibile. Un tavolo, evoluzione del Cespa (consiglio economico e sociale per le politiche ambientali) che ha innanzitutto il merito di mettere nero su bianco il legame intrinseco che c’è tra economia e ambiente, «un nesso imprescindibile» diceva ieri il ministro Pecoraro Scanio, forse ricordandosi delle stime di qualche giorno fa da parte dell’economista e consulente di Blair, Stern, che prevede, se fossero mantenuti questi livelli di produzione di C02, un´influenza in termini economici pari al 20% del pil. Affinché questo tavolo sullo sviluppo sostenibile, al quale partecipano Confindustria, Cgil, Uil e Cna possa incidere nei comportamenti di cittadini e imprese, potrebbe quindi prendersi l’onere di attuare finalmente una campagna educativa/informativa/pubblicitaria (ma forse cambiando l’ordine degli aggettivi il risultato cambia!), per incentivare comportamenti virtuosi, nella quotidianità, sul risparmio energetico. A questo punto, dopo aver individuato cosa (lo spreco energetico), perché (carenza di informazione positiva e propositiva), chi (il neonato tavolo economia-ecologia) manca da individuare il “come” attuare concretamente questa soluzione. E la risposta, in questo caso, appare forse più semplice di quanto si possa pensare. Proprio in questi giorni l’Authority per l’energia sta infatti mettendo a punto una struttura delle tariffe elettriche del tutto nuova rispetto al meccanismo che ora premia i consumi bassi. Tutti pagheranno il giusto, sembra essere la parola chiave del presidente dell’autorità Alessandro Ortis. E se a finanziare questa campagna fosse qualche centesimo al Kwh prelevato da chi produce e commercia con utili esorbitanti esattamente speculari agli aumenti dei costi dei combustibili, sempre più scarsi e sempre più costosi? Vedremo… anche perché se la cara vecchia regola delle cinque W che vale per il giornalismo valesse anche in questo caso, a questo punto mancherebbe solo l’ultima W, quella del When: quando? E forse l’unica risposta saggia sarebbe before! (Diego Barsotti)
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