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05-01-2007 |
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Tempo due anni e l’eolico si fermerà |
Il vento come veicolo che trasporta il dolore. Dolore, rammarico e perdita di business per la morte annunciata dell'energia eolica. |
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L'urlo arriva da Oreste Vigorito, che nella vita fa il presidente dell'Anev (Associazione nazionale dell'energia del vento). «Tempo un paio d'anni - preconizza Vigorito, il settore dell'energia eolica rischia la paralisi. In Italia, non tutti gli impianti autorizzati sono realizzabili e non tutti quelli realizzabili sono autorizzati». Il gioco di parole serve a Vigorito per aggiungere che «la mortalità dei progetti si attesta almeno sul 70 per cento». Attenzione, però: il grido d'allarme del numero 1 dell'Anev tende a sollecitare il governo nazionale a sostenere il comparto con robusti incentivi, tipo quelli erogati tre anni fa a favore di numerosi colossi industriali intenzionati a investire nel campo delle energie alternative, in funzione del Protocollo di Kyoto, che prevede - tra il 2008 e il 2012 - la riduzione del 5,2 per cento rispetto al 1990 delle emissioni dei sei elementi che alterano il clima terrestre.
E la Sardegna? Beh, nell'isola di eolico si è discusso (e litigato) molto, e di più. E, a mettere le cose a posto, ci ha pensato il Piano Paesaggistico Regionale che ha imposto l'alt all'eolico selvaggio, consentendo invece una quantità"sopportabile" di produzione di energia generata dal vento e soprattutto impedendo che quelle gigantesche pale invadessero numerosissime zone dell'isola. «A Vigorito - dice Emanuele Sanna, deputato dei Ds e presidente del Comitato Sardo del Paesaggio (una diretta emanazione di quello nazionale diretto da Carlo Ripa Di Meana) - rispondo che noi ci siamo "vigorosamente" opposti all'enorme concentrazione di eolico prevista per la Sardegna, qualcosa di inaccettabile se riferita al resto del territorio italiano. Volevano che la nostra Regione facesse da cavia per tutte le altre. Nessuna avversione preconcetta, da parte nostra, verso questa forma di energia alternativa, ma solo la ferma esigenza di fissare dei paletti per evitare la devastazione delle nostre campagne, delle nostre cime montane che, secondo i progetti presentati (compresi quelli privi di valutazione di impatto ambientale e paesaggistico), avrebbero dovuto ospitare impianti per due milioni di megawatt, una cifra mostruosa». Sanna fa notare che «il Ppr prevede una produzione massima di 550 Mw, con l'ubicazione degli aerogeneratori nelle zone industriali o comunque nelle aree meno pregiate dal punto di vista ambientale. Basti un solo dato: se ci fosse stato il via libera all'eolico selvaggio, la Sardegna avrebbe avuto un aerogeneratore ogni 8 chilometri quadrati. Giusto per capirci, la Germania ne ospita uno per ogni 24 kmq».
C'è un altro esperto, Luciano Pirazzi, dell'Enea, che dice la sua: «L'eolico, come le biomasse, ha enormi possibilità di sviluppo, cosò come il minieolico per l'autoconsumo o il fotovoltaico in ambito urbano. Sono possibili, insomma, attività ecosostenibili. Da noi si demonizza il fenomeno, ma l'eolico può essere una fonte energetica competitiva, come lo è in Usa con il gas». Vigorito va diritto per la sua strada: «Lo sviluppo dell'eolico, nel nostro Paese, è fermo all'anno zero: la Sicilia ha bloccato nuove installazioni, in Sardegna è tutto fermo. Gli impianti che stiamo installando oggi si costruiscono sull'onda lunga di tre anni fa, ma per il futuro non esistono prospettive incoraggianti. Del resto - aggiunge Vigorito, spiegando il vero motivo dell'allarme lanciato ieri - nella Finanziaria nazionale non sono stati inseriti incentivi per l'eolico e a questa carenza legislativa bisognerà pure porre rimedio per allinearsi a Paesi come la Danimarca, la Spagna e la Germania allo scopo di raggiungere gli obiettivi del protocollo di Kyoto».
A proposito dell'accordo sottoscritto nel 1997 cui fa riferimento il presidente dell'Anev, Emanuele Sanna fa notare che «quel Protocollo prevede che la quantità massima di energia prodotta da fonti alternative sia pari al 2,5% di quella complessiva, e dunque bisogna tenere conto di questo parametro. Quanto alla mancanza di incentivi, osservo che attorno al settore dell'energia eolica ruotano interessi notevolissimi e quasi sempre nessuna delle società che volevano installare impianti si è preoccupata dell'impatto sul territorio. Mi fa piacere - aggiunge ancora il presidente del Comitato Sardo del Paesaggio - che Oreste Vigorito ammetta che in Italia esistono impianti non autorizzati. E' la prima volta che lo fa, e questo elemento rafforza ancora di più la nostra posizione. Non solo non nutriamo alcun pregiudizio nei confronti delle fonti alternative, ma riteniamo che dal loro utilizzo dipenda molto del nostro futuro». (Augusto Ditel)
progettosardegna.it
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