Secondo i dati forniti dalla società d’investimento Impax Asset Management, che segue le aziende quotate con attività in settori ambientali, se qualcuno avesse soldi da investire, converrebbe farlo su questi titoli. Il loro valore nell’anno appena passato è infatti quasi triplicato, come si può verificare attraverso l’indice Impax ET50 che comprende le prime 50 compagnie del pianeta e che è passato da 47,5 miliardi di dollari del 2005 a 120,1 miliardi di dollari a fine 2006.
Sul fronte mondiale si è registrata una crescita costante nel mercato europeo, mentre si è assistito a un calo del mercato americano. Ma la maggiore crescita, ancora una volta, si è registrata nei paesi dell’Asia, ad economia emergente. Ed il settore in cui si registrano i maggiori successi è proprio quello delle energie rinnovabili, in cui le compagnie del settore eolico e solare continuano a dominare la top ten della classifica, con una settima posizione della società irlandese Kingspan, produttrice di materiali isolanti, che denota un crescente interesse anche per il settore dell’efficienza energetica. Top ten in cui al secondo e al quinto posto compaiono rispettivamente una azienda indiana e una cinese.
Insomma se ne deduce che l’ambiente e in particolare l’energia sono i settori trainanti dell’economia finanziaria e, particolare da non sottovalutare, che proprio le compagnie asiatiche sono tra quelle che hanno ottenuto i maggiori guadagni.
Interessante è anche il fatto che le previsioni per l’anno in corso, siano ancora del tutto positive per le compagnie che operano nel settore ambientale.
Questa notizia fa anche riflettere sul fatto che l’impresa ambientale si colloca in ottime posizioni sul mercato finanziario e che quindi vi è una ragionevolezza nelle tesi che se l’economia viene riletta con la lente della sostenibilità ambientale non solo regge al confronto sul mercato, ma anzi può garantirsi ottime postazioni.
L’altra riflessione riguarda le cosiddette economie emergenti e la possibilità che la domanda, in termini vorticosi, di sviluppo che viene da queste aree del pianeta, possa trovare una risposta – anche se non del tutto esaustiva - nell’ambito della sfera della sostenibilità. In particolare nel settore dell’energia, di cui in questa fase di evoluzione della loro economia vi è una grande richiesta e dove il ricorso alle fonti rinnovabili porterebbe il grande vantaggio rispetto alle fonti fossili tradizionali della immediata disponibilità.
E’ interessante allora scoprire che proprio in Cina, il governo abbia recentemente promulgato una legge per incentivare l’eolico, il solare e le biomasse, che ricalca quanto fatto dalla Germania. E che oltre a collettori solari e impianti eolici installati un po’ ovunque, sono state realizzate ben due città da 500.000 abitanti ciascuna, che saranno alimentate esclusivamente con energia solare.
Segnali visti non certo con favore da parte delle compagnie elettriche tradizionali, che basano il loro profitto sul monopolio di produzione e distribuzione, e che quindi operano grande resistenza.
Ma se sono segnali piccoli rapportati ai numeri che rappresentano la vastità del territorio occupato da Cina e India e rispetto alla presenza demografica di questo pezzo di pianeta (e infine alle centrali a carbone che continuano ad essere costruite), sono comunque espressione di un modello possibile e i dati del Impax Asset Management dimostrano che questo modello ha anche una sua, non poi così sconveniente, rappresentazione economica sui mercati finanziari.
Ecco la top ten dell’Impax ET50 a fine 2006:
- REC (solar, Norway)
- Suzlon (wind, India)
- Vestas (wind, Denmark)
- Gamesa (wind, Spain)
- Suntech Power (solar, China)
- Solarworld (solar, Germany)
- Kingspan (insulation materials, Ireland)
- Q Cells (solar, Germany)
- Stericycle (clinical waste, US)
- EDF Energies Nouvelles (wind, France)
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