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10-03-2007 TUTTE LE NEWS
L'Ue dice sì all'energia verde
Verso l'accordo per aumentare le fonti rinnovabili del 20 per cento
 
Prima l’atteso braccio di ferro poi, nella notte, un’ipotesi di compromesso che ha rasserenato il clima. Il pressing della cancelliera tedesca Angela Merkel, presidente di turno dell’Ue, per definire la sua ambiziosa Maastricht dell’Energia è andato a scontrarsi ieri pomeriggio con la tradizione nucleare della Francia e quella «carbonara» dei nuovi soci dell’Est. L’Europa si è trovata unita nella volontà di aumentare del 20% le energie rinnovabili entro il 2020 e divisa sul come arrivarci. Questo, almeno finché si è fatta largo l’idea di accettare obiettivi vincolanti per ogni Paese che tengano conto dei diversi mix di risorse utilizzati attualmente. Così si è aperto a tutte le fonti a basso tasso di carbonio e dunque all’atomo, senza ovviamente menzionarlo. Soluzione ecumenica che alla fine pare aver salvato la festa. «Non sono senza speranze», ha commentato Frau Merkel chiudendo la prima giornata del Consiglio. L’importante, ha aggiunto, è che stamane i 27 capi di Stato e di governo dell’Ue possano annunciare di essere pronti a giocare una serie di carte credibili per rendere il pianeta più pulito. La mediazione sul nucleare, se confermata, intacca solo in parte il fatto che il club di Bruxelles stia puntando all’obiettivo dei «Tre 20 per cento», per aumentare le rinnovabili, spingere verso una maggiore efficienza energetica e tagliare le emissioni a effetto serra. Il nodo è tutto nella disponibilità di rendere obbligatori gli impegni. «C’era e c’è una forte volontà comune di lavorare sia sul risparmio, sia, con uno sforzo che non ha precedenti, sulle energie rinnovabili», ha spiegato Romano Prodi. Rimangono «punti di contrasto», ha aggiunto: «Saranno discussi nella nottata». Non è stata un vertice facile. «Tengo a ricordare - ha aperto Chirac - che la Francia grazie al suo programma nucleare emette oggi un terzo di Co2 in meno rispetto alla Germania, ed è in vantaggio sugli obiettivi di Kyoto». Per questo proponeva «che la ripartizione degli sforzi tenesse conto delle altre energie a basso carbonio - nucleare e carbone pulito - nelle scelte dei mix nazionali». «Sarebbe assurdo considerare il nucleare come fonte verde», ha protestato il cancelliere austriaco Alfred Gusenbauer, socialista, seguito dai danesi. Con Parigi, sono scesi in campo quasi tutti i leader dell’ex Oltrecortina guidati dalla Polonia, preoccupati che vincoli rigidi compromettano la competitività più debole delle loro industrie. Slovacchia e Repubblica Ceca hanno addirittura invocato una conferenza sull’energia atomica. Su queste posizioni è cominciato il grande bazar negoziale del Consiglio. Il riferimento alle singole politiche di partenza e alle fonti a basso carbonio sembra aver convinto tutti a accettare i target vincolanti. Il blocco dell’Est ha chiesto maggiore solidarietà energetica, necessaria ogni volta in cui si verifica una crisi dell’offerta. Il Lussemburgo ha negoziato la possibilità di destinare aiuti di Stato allo sviluppo di nuove fonti. I francesi sono rimasti gli ultimi a separare l’Europa dall’accordo. L’ultima verifica dava possibile il compromesso. Oggi si vedrà. Mentre i ministri dell’Economia discutevano sui costi dell’energia pulita, il lungo botta e risposta sulla Maastricht ambientale ha oscurato il confronto sulla dichiarazione per i 50 anni dell’Unione e le prospettive della nuova Costituzione. Frau Merkel ha presentato una bozza in cinque punti del documento solenne che verrà letto il 25 marzo a Berlino. Si parla dei grandi risultati ottenuti dall’Europa (euro e libero mercato in testa), dell’importanza della cooperazione, dei valori comuni, delle priorità per il futuro (energia, ambiente e sociale), degli impegni condivisi. L’Italia appoggia il progetto: «E’ un’esigenza irrinunciabile quella di terminare il processo di rilancio dell’Unione entro il 2009», ha detto Prodi. La Merkel è d’accordo. Il calendario, con la scadenza della Commissione e il rinnovo dell’Europarlamento, dicono che non c’è alternativa.

la stampa