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06-12-2007 TUTTE LE NEWS
Fotovoltaico, Gianni Silvestrini fa appello alle Regioni
«L’emendamento contenuto nella Legge Finanziaria che prevede che entro 90 giorni vengano definiti i target regionali e che nei successivi 90 giorni le Regioni adeguino i propri piani energetici ambientali, è di fondamentale importanza». E intanto si scopre un giacimento energetico dato dalla sola ristrutturazione della rete presentato ieri da Terna
 
Il 2008 sarà l’anno delle Regioni e delle energie rinnovabili. Ne è convinto Gianni Silvestrini (Nella foto), direttore del Kyoto Club e consulente del ministro Pierluigi Bersani, che lo ha ribadito nei giorni scorsi a un convegno che si è svolto a Livorno e anche nell’editoriale pubblicato sul suo sito Qualenergia.it «L’emendamento contenuto nella Legge Finanziaria che prevede che entro 90 giorni vengano definiti i target regionali e che nei successivi 90 giorni le Regioni adeguino i propri piani energetici ambientali, è di fondamentale importanza – spiega Silvestrini - E non solo per la necessaria rivisitazione delle strategie di diffusione delle rinnovabili. In realtà la riflessione andrà ampliata e dovrà abbracciare anche le politiche di riduzione delle emissioni dei gas climalteranti. Dal primo gennaio infatti ogni tonnellata di anidride carbonica emessa/non emessa avrà un valore sul mercato di una ventina di euro. E considerato il fortissimo ritardo in cui versa il nostro paese (un centinaio di milioni di tonnellate equivalenti di CO2/anno), è imprescindibile una responsabilizzazione delle istituzioni decentrate nel recupero del grave gap accumulato». Se Francia e Germania allungano prepotentemente nella loro corsa per smarcare la produzione energetica dal ricatto delle fonti fossili, anche l’Italia, seppur partita con molto ritardo, sta vivendo un momento d’oro per le rinnovabili: «Fino a qualche mese fa la discussione ruotava sul continuo slittamento dell’obiettivo, già edulcorato dal Governo, di 76 TWh rinnovabili che avremmo dovuto raggiungere nel 2010 – continua il direttore del Kyotoclub - Poi è arrivata la decisione “vincolante” dei 27 capi di governo dello scorso 8 marzo sugli obbiettivi al 2020 e rapidamente è stato elaborato un “position paper” che indica in oltre 100 TWh/a il potenziale raggiungibile nel prossimo decennio. Nello stesso documento della Presidenza del Consiglio si ipotizza addirittura una quintuplicazione della produzione termica rinnovabile». Ma i problemi non mancano,a partire dalle posizioni che talvolta assumono enti come le sovrintendenze che di fatto bloccano lo sviluppo del fotovoltaico, come sta accadendo nel Lazio. «La storia è veramente assurda – afferma Gianni Silvestrini – L’unica cosa che si può dire è che questi signori delle sovrintendenze dovrebbero allora usare la stessa rigidità per parabole e condizionatori che ormai invadono le nostre città: vogliono fermare i pannelli fotovoltaici? Comincino pure a far togliere dalle facciate dei palazzi i condizionatori, poi ne riparliamo. Ma al di là di questi che sono veri e propri errori che spero siano corretti al più presto, la sfida italiana è quella di proporre installazioni sempre più gradevoli e inserite paesaggisticamente. Bene quindi la differenziazione che il conto-energia prevede per impianto fotovoltaici in campo aperto (meno incentivati), parzialmente integrati o integrati del tutto sui tetti di case e fabbriche» Ma al di là degli impegni ambiziosi e dei risultati che poi effettivamente riuscirà a raggiungere l’Italia sulle rinnovabili, va notato che ancora una volta il maggior giacimento energetico italiano (e del pianeta) è il risparmio, ovvero l’abbattimento degli sprechi: il progetto di ristrutturazione della rete presentato ieri da Terna consentirà di recuperare 4600 megawatt di energia che ogni anno l’Italia disperdeva a causa di asimmetrie che nel tempo si sono venute a creare tra la rete di distribuzione e gli impianti. Il che significa che “semplicemente” con un’operazione “di manutenzione” si recupererà tanta energia quanto potrebbero fornirla 6 centrali da 800 megawatt. Ma non solo, con questa riorganizzazione che consentirà di abbattere il 5% dei tralicci presenti sul territorio nazionale e di smantellare 4400 chilometri di cavi e 1200 chilometri di elettrodotti vecchi, saranno resi nuovamente disponibili 4mila ettari attualmente inutilizzabili per i vincoli legati alla presenza degli elettrodotti. Dal punto di vista dei flussi di materia questo significa recuperare (e quindi poter riutilizzare) 18500 tonnellate di acciaio, 4300 di alluminio, 600 di vetro, 200 di rame, e 36500 di calcestruzzo.

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