Siamo abituati a leggere e a criticare i ritardi dell'Italia in svariati campi, compresi quelli dell'energia e delle nuove fonti rinnovabili. Anche per il solare fotovoltaico i problemi e le storture del sistema non mancano, ma per una volta è giusto evidenziare un dato estremamente positivo: nel 2009 l'Italia, con i suoi 730 Mw, è stato il secondo paese al mondo per capacità installata nell'anno solare, subito alle spalle dell'imprendibile Germania (3.000 Mw) e davanti a paesi come Usa e all'ex fenomeno Spagna.
Il boom di fine anno
I numeri, illustrati da Gerardo Montanino, direttore operativo del Gse, in occasione della presentazione del Solar Energy Report 2009 del Politecnico di Milano, testimoniano una notevole vitalità del settore, considerando anche che a fine 2008 l'Energy & strategy group del Politecnico stimava che nel corso dell'anno successivo il fotovoltaico italiano non avrebbe superato i 400 Mw di potenza installata. Invece, grazie a un vero e proprio exploit di impianti entrati in esercizio nello scorso dicembre, la potenza installata cumulata ha raggiunto e superato la quota simbolica del Gw, arrivando al 31 dicembre a 1.140 Mw. Tale numero pone l'Italia al quinto posto nella classifica mondiale del fotovoltaico, per un volume d'affari complessivo stimato intorno ai 2,3 miliardi di euro (+28% rispetto al 2008), a cui si deve aggiungere un altro miliardo e mezzo che arriva dall'indotto.
Lo stato di salute della filiera
Una filiera, quella del fotovoltaico, che è sempre più affollata di attori: il numero di imprese attive sul mercato italiano è cresciuto di oltre il 12% rispetto al 2008, per un totale di oltre 700 aziende che operano in questo business. La produzione di silicio, Wafer, celle e moduli è rimasta anche nel 2009 di appannaggio delle imprese estere, che controllano dunque le fasi della catena a più elevata marginalità (nonostante il netto calo determinato dalla riduzione dei prezzi ). Le imprese italiane sono attive soprattutto nelle attività di distribuzione e installazione e generano circa il 28% dell'intero margine operativo lordo dell'intera filiera, più o meno come nel 2008. Per il futuro, in un regime di incentivazione ridotta, «è ragionevole aspettarsi un processo di razionalizzazione del settore, con la diminuzione del numero degli attori», ha però precisato Vittorio Chiesa, direttore Energy&Strategy Group.
Il ruolo del credito
Ulteriori opportunità per le nostre aziende potrebbero arrivare dalla diffusione del film sottile, destinato già nei prossimi anni ad accaparrarsi una fetta del 30% del mercato, e dalla crescita del solare termodinamico, dove le industrie nazionali potrebbero far valere le storiche competenze nell'ingegneria impiantistica e nelle applicazioni meccaniche. In ogni caso appare ancora fondamentale il sostegno del mondo creditizio: «L'80-85% del fatturato del fotovoltaico - ha ricordato Giuseppe Dasti di Intesa SanPaolo - è determinato da prestiti bancari. Soltanto nel 2009 il mio gruppo ha erogato finanziamenti per 500 milioni di euro. Tutti gli istituti bancari, d'altronde, hanno creato prodotti specifici per il solare, quindi mi sento di dire che il sistema del credito ha sostenuto il comparto e continuerà a farlo anche in futuro».
Le potenzialità del fotovoltaico
Il fotovoltaico nazionale, insomma, sembra aver retto bene alla prova della crisi economica e potrebbe offrire un importante contributo al raggiungimento dei target europei sulle rinnovabili (17% dei consumi finali di energia entro il 2020): il Gse prevede che il 2010 si possa chiudere con 2.500 Mw di potenza cumulata, mentre il traguardo di 8 Gw entro il 2015 potrebbe essere addirittura superato (più cauta invece la previsione del Politecnico, che ipotizza per quella data “soli” 7 Gw). Il Solar Energy Report ha addirittura stimato in 39,3 Gw al 2020 il potenziale teorico di questa fonte pulita.
Il nuovo Conto Energia
Ma l'effettivo livello di sviluppo del settore, in realtà, sarà fortemente condizionato dalla politica di incentivazione che si deciderà nei prossimi anni. I sussidi garantiti dall'attuale Conto Energia sono senz'altro i più generosi a livello europeo, anche se un'analisi contenuta nel rapporto evidenzia che, se fosse mantenuto sino al 2015 l'attuale sistema di incentivi, il costo effettivo per i cittadini (al netto delle maggiori entrate fiscali e senza considerare i benefici sociali) sarebbe tutto sommato contenuto, pari a un miliardo di euro. La Bozza del nuovo Conto Energia (che entrerà in vigore nel 2011) è già pronta e aspetta soltanto il via libera della Conferenza unificata Stato-Regioni, come ha chiarito Stefano Saglia, sottosegretario al ministero dello Sviluppo economico. La riforma dovrebbe prevedere una riduzione delle tariffe compresa tra il 10 e il 25% (a seconda della taglia degli impianti), spalmata su tre cadenze quadrimestrali per favorire un assorbimento graduale da parte del mercato; nel 2012 e 2013 ci dovrebbero essere ulteriori riduzioni nell'ordine del 6% l'anno. Appare comunque scongiurato il rischio di una replica del caso Spagna, che lo scorso anno ha registrato un brusco calo del mercato, determinato dalla riduzione delle tariffe (-22%) e dall'introduzione di un limite alla potenza incentivabile (500 Mw).
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