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07-02-2006 TUTTE LE NEWS
Energia: l’assalto cinese e la miopia italiana
Per sostenere una crescita economica di oltre il 9% annuo, la Cina sta cercando di assicurarsi giacimenti esteri di petrolio e di gas.
 
Nel tentativo forse disperato di ridurre la dipendenza da fonti estere, il Paese cerca anche di controllare i consumi, aumentare gli impianti idroelettrici e nucleari. La Cina vuole, soprattutto, rendersi indipendente dal petrolio del Medio Oriente, che arriva per strade che non controlla. La fame di energia di Cina, India e altre Nazioni in via di sviluppo, è un'importante causa per l'aumento del prezzo del greggio. Così, ad agosto la China National Petroleum Corp. (Cnpc) ha acquistato petrolio del confinante Kazakistan per 4,2 miliardi di dollari Usa, che arriverà tramite un oleodotto inaugurato di recente. La Cnooc ha acquistato partecipazioni nei giacimenti nigeriani per 2,3 miliardi e la Cnpc ha investito altri 576 milioni di dollari per giacimenti siriani, acquistati insieme a una ditta indiana. A gennaio Pechino ha concordato con l'India uno scambio di informazioni per evitare una guerra commerciale e favorire interventi congiunti. Le necessità energetiche spingono la Cina a fare accordi con Sudan, Iran, Venezuela e altri Stati boicottati da gran parte della comunità internazionale. Washington segue con preoccupazione gli investimenti cinesi in Canada e Stati Uniti, e nel 2005 il Parlamento degli Stati Uniti si è opposto, per ragioni di "sicurezza", alla proposta della cinese Cnooc di acquistare la Unocal Corporation che ha sede a Los Angeles. Già due anni fa Shell ed Exxon Mobil avevano impedito alla Cnooc di acquistare petrolio e gas in Kazakistan. Se il governo di Pechino sollecita un consumo più oculato ed efficiente, l’Italia dimostra di non avere nessuna programmazione nel settore energetico. Questo è il commento di Legambiente che rispetto al calo di fornitura del gas dalla Russia e il decreto legge che prevede di attingere a breve alle riserve strategiche di gas. “Ammesso che quest’emergenza sia reale – precisa il direttore generale di Legambiente - cominciamo col bloccare le nostre esportazioni di energia invece di ricorrere a soluzioni improvvide quali la sostituzione del gas con l’olio combustibile. Per non trovarci impreparati, estate come inverno, il problema energetico va affrontato nel suo insieme, con politiche strutturali e di lungo respiro”. In questa nuova linea di pensiero si inserisce l’idea della decrescita. “Se fosse accettata su larga scala l'idea che oggi viviamo al di sopra dei nostri mezzi e che quindi è necessario rallentare o limitare lo sviluppo economico, sarebbe allora possibile aprire, sul piano delle riforme, a una fase di transizione, più o meno lunga ma ‘dolce’, verso un sistema economico basato esclusivamente sull' energia ‘pulita’. E questo prima che la situazione mondiale già segnata da gravi conflitti per l'acquisizione di risorse energetiche "sporche" possa degenerare ulteriormente” scrive Carlo Gambescia su Peacelink. Intanto Legambiente per festeggiare il compleanno del protocollo di Kyoto rilancia la campagna ‘Cambio clima’ durante la settimana ‘Amica del clima’ che prevede numerose iniziative tra cui biciclettate di protesta, mostre sul clima, esposizioni dimostrative delle energie rinnovabili, blitz contro le fonti di energia insostenibile, raccolta fondi per il progetto di mini-eolico a Shewula in Swaziland, petizioni ma anche convegni e incontri di approfondimento. Anche i Comuni viene proposto un impegno concreto tra cui l'implementazione di tecnologie più efficienti nelle strutture edilizie pubbliche come scuole, uffici, biblioteche, ecc. [AT]

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