Celle a combustione - TIPOLOGIE
L’Idrogeno combinato con
Ossigeno dà luogo a reazioni chimiche che producono
energia termica (reazione
di combustione diretta, es: nei motori endotermici) oppure
elettrica (reazione elettrochimica, es: fuel
cell).
In ognuno di questi due processi gli scarti della reazione
sono esclusivamente: vapore acqueo e calore.
La cella a combustibile è un dispositivo elettrochimico
che combina un carburante (l’idrogeno) e un ossidante
(l’ossigeno) per generare energia elettrica, avendo
come sottoprodotti di processo: acqua demineralizzata (vapore
acqueo) e calore (60-80°C).
Il primo a sperimentare una struttura primordiale di cella
a combustibile fu William Robert Grove (1811-1896), professore
di fisica, il quale con la sua “batteria a gas voltaico” dimostrò che
era possibile estrarre energia elettrica da due elettrodi
(anodo e catodo) separati da un elettrolita in cui viene
fatto circolare idrogeno e ossigeno.
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W.R
Grove, padre delle fuel cell
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Cella tipo “PEM” (SPFC
- PEFC)
La cella PEM (Proton Exchange Membrane)
viene detta anche SPFC (Solid Polymer Fuel Cell) oppure
PEFC (Polymer
Electrolyte Fuel Cell) ed è composta da una
membrana a scambio di protonico e da due elettrodi
in carbone su cui è depositato il catalizzatore
(Platino o sue leghe).
E’ una tipologia diffusa nei piccoli sistemi e tra
le più semplici da impiegare, tuttavia questo tipo
di cella a combustibile è molto delicata e l’idrogeno
deve essere purissimo al 99%, una quantità onossido
di carbonio superiore all’1% danneggerebbe in maniera
permanente il catalizzatore.
Questo tipo di celle opera ad una temperatura compresa
tra 60 e 100°C, anche questa caratteristica ne facilita
l’uso rispetto alle altre tecnologie disponibili.
Sperimentate per la prima volta durante i primi programmi
spaziali negli anni 60, le “PEM” sono oggi
preferite nell’uso per applicazioni di trazione elettrica
(auto e autobus), grazie alla loro elevata densità di
potenza, dell’assenza di problemi di corrosione,
della rapidità di partenza a freddo (meno di 1 minuto).
Un’altra applicazione delle PEM a cui si guarda in
questi tempi è l’impiego nei sistemi stazionari
per la produzione di energia.
Principali roduttori: Ballard , IFC (International Fuel
Cells), Sanyo, Toshiba, Fuji Electric, Mitsubishi, Siemens,
De Nora SpA.
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Cella tipo “PAFC”
La cella “PAFC” (
Phosphoric Acid Fuel Cell) utilizza un
elettrolito
liquido a base di acido solforico imbevuto
in una matrice amorfa di carburo di silicio.
Gli elettrodi possono essere in oro,
titanio e carbone, e per il catalizzatore
si usa il platino.
Le principali caratteristiche della cella
PAFC sono:
- temperatura di esercizio compresa tra
i 150 e 220°C;
- efficienza del 40%;
- possibilità di cogenerazione
(per usi non industriali);
- tecnologia matura per lo sviluppo di
piccoli e medi sistemi per la generazione
elettrica e la cogenerazione;
- alta tolleranza alla CO2 per cui è possibile
alimentare la cella con idrogeno non
puro e con gas di reforming non purificati.
LA tecnologia PAFC soffre degli stessi
problemi di alcune altre tecnologie di
cella ad elettrolita liquido: corrosione
ed evaporazione dell’elettrolito;
ciò nonostante grazie allo studio
sui materiali le PAFC sono molto promettenti
per l’uso nei sistemi di media
taglia alimentati da gas naturale. Infatti
per quei sistemi in cui oltre ad una
alta efficienza elettrica sia importante
anche un basso impatto ambientale (edifici
commerciali, grandi alberghi, ospedali
e impianti per telecomunicazione) la
cella PAFC è attualmente la soluzione
ottimale.
Tra i principali costruttori: UTC, FujiElectric,
Hitachi, Mitsubishi Electric e Toshiba.
Importante citare l’impianto PAFC
da 1,3MW installato a Milano (Bicocca).
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Cella tipo “AFC”
Nella tipologia di cella a
combustibile denominata “AFC” (Alkaline
Fuel Cell) l’elettrolita è una soluzione
acquosa di Idrossido di Potassio. Gli elettrodi sono
costruiti in NICHEL, Argento , Metalli nobili.
Le AFC operano ad una bassa temperatura , normalmente
tra 70 e 120°C, e nei confronti delle altre tecnologie
di costruzione presentano una serie di vantaggi tra
i quali:
- rendimento del 65%;
- tempi di vita lunghi: 10.000 – 15.000 pre
dimostrate;
- costi non elevati dei componenti;
- start up veloce a freddo.
Anche nelle AFC come nelle PEM la principale limitazione è l’intolleranza
alle impurezze presenti nell’idrogeno che deve
essere puro al 99,9% , per cui si dimostrano poco
utilizzabili con gas prodotto da processi di reforming
e della stessa aria che contiene normalmente CO2
in quantità superiori a 300ppm.
E’ una tecnologia molto diffusa nei sistemi
stazionari (ZeTek Power) e pur avendo raggiunto un
buon grado di maturità tecnologica , le attività in
questo campo sono molto limitate.
Produttori principali: ZeTek Power, Elenco, Siemens.
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Sistema
stazionario a fuel cell AFC da 5kW – ZeTek Power
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Cella tipo “MCFC”
Le celle a Carbonati Fusi o “MCFC” (Molten
Carbonate Fuel Cell) utilizzano come elettrolita
una soluzione di carbonati alkalini: normalmente
carbonato di litio e carbonato di potassio, contenuti
da una matrice ceramica porosa.
Gli elettrodi sono a base di Nichel : il catodo è in
ossido di nichel litiato e l’anodo è costituito
da nichel con piccole percentuali di cromo.
Le celle MFC presentano le seguenti caratteristiche:
- nessun bisogno di metalli preziosi come catalizzatori,
grazie a cinetiche di reazioni più veloci;
- flessibilità maggiore nell’uso di
più combustibili, grazie alla possibilità di
alimentare la cella direttamente con gas naturale
o distillati leggeri (tutti i prodotti del petrolio)
senza reforming esterni;
- possibilità di cogenerazione grazie alla
temperatura di funzionamento di interesse industriale;
- efficienza raggiungibile: > del 45%, oppure
60-70% in cicli combinati con turbina.
Le alte temperature di esercizio e l’alta corrosività dell’elettrolito
creano tuttavia problemi di stabilità strutturale
ai componenti della cella.
Per questi motivi, nonostante i progressi compiuti
negli ultimi anni, la tecnologia MCFC incontra ancora
qualche difficoltà ad affermarsi. Tuttavia
l’impiego più promettente per le celle
MCFC, nel medio termine, sono i sistemi di generazione
di energia elettrica e cogenerazione con taglie da
250kW a 20 – 30MW.
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Cella tipo “SOFC”
La tecnologia ad Ossidi Solidi
o “SOFC” (Solid
Oxide Fuel Cell) è la più ricercata
nel panorama di utilizzo della tecnologia Fuel Cell.
L’elettrolita è in materiale ceramico
(ossido di zirconio stabilizzato con ossido di ittrio)
, il catodo è in manganitto di lantanio drogato
con stronzio e l’anodo è un cermet di
ossido di nichel e ossido di zirconio.
Le caratteristiche più importanti delle celle
SOFC sono:
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tutti
i componenti sono a stato solido, in questa maniera
si eliminano i problemi di corrosione e di evaporazione
tipici delle celle ad elettrolita liquido; |
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alti
rendimenti, 50% su piccoli sistemi e 70% su sistemi
con l’applicazione di turbine che sfruttano
il calore di funzionamento elevato delle celle
per produrre energia; |
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nessun
bisogno di reforming esterno, le celle SOFC possono
essere alimentate da gas naturale, gas di carbone
e tutti i derivati del petrolio; |
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possibilità di
cogenerazione spinta vista l’alta temperatura
di funzionamento: 900 – 1000°C, molto
interessante per svariati processi industriali; |
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nessun
bisogno di catalizzatori e quindi di metalli preziosi; |
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densità di
potenza elevata che permette una maggior compattezza
nel sistema. |
Il tempo di start up è abbastanza
lungo, qualche minuto, per cui le celle SOFC sono interessanti
per applicazioni dove il funzionamento è continuo.
Anche in questa tecnologia vi sono delle problematiche
non ancora risolte riguardanti il degrado dei materiali
ed il loro assemblaggio. Nonostante tutto però tra
le varie tecnologie di cella, è l’unica
che può essere altamente competitiva nel mercato
sia per piccole realizzazioni per uso stazionario
residenziale (2kW) sia per grosse realizzazioni per
la produzione di energia elettrica da distribuire
( 15 – 20 MW). Anche questo tipo di celle viene
indicato per utilizzo nella trazione.
Sviluppatori della cella SOFC sono: Siemens Westinghouse,
Sultzer, Global Thermoelectic, Ztek, TMI, SOFCO,
Mitsubishi Heavy Ind., l’Australiana CFCL,
e la Canadese FCT.
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Esempio
di cella SOFC di tipo tubolare sviluppata da Siemens
Westinghouse.
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Cella tipo “DMFC”
La cella a metanolo o “DMFC” (Direct
Methanol Fuel Cell) presenta caratteristiche simili
alle PEM dal momento che entrambe le tecnologie utilizzano
membrane polimeriche a scambio protonico come elettrolita,
ed elettrodi porosi con catalizzatore a base di platino
o proprie leghe.
Le DMFC operano a temperature comprese tra i 70 e
100°C e con una efficienza elettrica intorno
al 35%.
Ma la caratteristica principale più importante
della tecnologia DMFC è che la cella può essere
alimentata direttamente con METANOLO puro, senza
processi di reforming.
Proprio per questo la tecnologia DMCF è molto
indicata per la costruzione di sistemi portatili,
alimentazione di cellulari, computer portatili, e
per la trazione (auto elettrica).
La densità di potenza è ancora bassa,
intorno ai 180-250 mW/cm² ma la ricerca in questo
campo sta sostenendo sforzi diretti a portare ad
oltre il 45% l’efficienza del sistema e all’aumento
delle prestazioni della cella.
Anche in questo caso si stanno ricercando materiali
che portino ad un miglioramento delle cinetiche di
funzionamento e all’ottimizzazione degli elettrodi.
Inoltre a causa della tossicità del Metanolo
alcune aziende del settore stanno sperimentanto la
tecnologia DEFC (Direct Ethanol Fuel Cell) che usa
l’etanolo, meno pericoloso.
Attualmente però le prestazioni delle DEFC
sono circa la metà delle DMCF, ma questo gap
si pensa possa essere ridotto notevolmente nei prossimi
anni grazie all’interessamento delle aziende
nel mercato della “trazione elettrica”.
Sviluppatori e costruttori della cella DMCF sono:
IRD, Ballard Power Systems, JPL, LANL,, Motorola,
NEC, Sony, SFC, CNR-ITAE, SRTI-Thompson, PSA, Nuvera
FCE, Solvay.
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Cella
DMCF, esemplare da 20W – IRD-UK
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di celle
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